La strada verso il voto per i referendum di domenica 8 e lunedì 9 giugno incentrati su precariato, sicurezza del lavoro e cittadinanza, è lastricata di ostacoli alla partecipazione democratica. Ne è convinto il segretario generale della Cgil Calabria, Gianfranco Trotta, che nell'intervista rilasciata a LaC News24 non risparmia critiche alla maggioranza di governo colpevole di incentivare la mancata partecipazione alle urne.

I quesiti relativi al lavoro puntano a smantellare alcuni capisaldi del Jobs Act, la riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi quando era segretario del Pd, reintroducendo il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, eliminando il tetto all’indennizzo anche per le piccole imprese e ripristinando le causali per i contratti a termine. Sulla cittadinanza, invece, la proposta è quella di dimezzare da 5 a 10 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta.


Segretario Trotta, dei referendum si parla poco. Il sindacato cosa sta facendo per arginare astensionismo e disinteresse?

«Ci stiamo impegnando oltremodo per far sì che la gente sappia che giorno 8 e giorno 9 giugno ci sono i referendum e che i deve andare a votare. Perché non se ne parla, l'argomento viene bypassato e chiaramente anche la posizione dell'attuale maggioranza di governo che dice di non andare a votare, che si schiera per l'astensionismo non ci aiuta in tal senso. Peraltro, il fatto che rappresentanti istituzionali che sono eletti tramite il voto, spingono per il non-voto ci appare come una "violenza della democrazia».


Anche il fatto che la data del voto sia stata abbinata all'eventuale turno di ballottaggio per le amministrative certamente non costituisce un incentivo

«La formula scelta di fissare la data del primo turno delle amministrative al 25 maggio, mentre giorno 8 andranno a votare solo i comuni dove si andrà al ballottaggio, non aiuta ma rappresenta un ostacolo da superare. Già la gente va a votare in percentuali ridotte. C'è un forte astensionismo perché si perde fiducia nei propri rappresentanti, nella politica in generale. E va da sé che tra il primo turno e il secondo turno c'è un calo di votanti enorme.

Per cui noi stiamo cercando di arginare tutti questi ostacoli alla partecipazione democratica impegnandoci come Cgil, come comitati referendari, per far sì che l'8 e il 9 si vada a votare. Al di là di tutto, io penso che ci sia un dovere di esercizio del voto, indipendentemente poi dalla propria volontà all'interno dell'urna, cioè se votare sì o votare no. Penso che la conquista del voto che noi oggi diamo per scontata, è costata vita umane, è costata sacrifici, è costata battaglie, è costata dure lotte per conquistarci questo principio di democrazia che chiama il popolo ad esprimersi attraverso il voto».
 

Entriamo nel merito dei quesiti. Riguardo il mondo del lavoro nel mirino c'è il Jobs Act.

«I quesiti sui quali i cittadini sono chiamati ad esprimersi riguardano le norme che hanno reso il mercato del lavoro precario, insicuro, non stabile. Come ad esempio le norme che stabiliscono un indennizzo, in caso di licenziamento ingiusto stabilito dal giudice, anziché la reintegra come era prima. Chiediamo ai cittadini di esprimersi perché noi riteniamo, ad esempio, che sulla sicurezza nei luoghi di lavoro abbiamo avuto incidenti pesanti dal punto di vista del contributo di vite umane e ci siamo resi conto che per risalire al datore di lavoro si è impiegato del tempo.

Perché? Perché il committente fa l'appalto, chi vince l'appalto a sua volta fa il sub-appalto, chi vince il sub-appalto fa un ulteriore sub-appalto e quindi viene parcellizzata la responsabilità e su quel cantiere le norme di sicurezza evidentemente non vengono rispettate. Per cui noi riteniamo utile che la responsabilità della sicurezza nei luoghi di lavoro debba essere, come era prima e questo governo l'ha modificata, sempre in capo alla committenza.

La sicurezza sui luoghi di lavoro non è un costo ma è un investimento importante, perché quando non viene rispettata la sicurezza si mette in gioco la vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Allo stesso modo, crediamo che specialmente in una regione come la nostra, che vive di lavoro precario, lavoro nero e sfruttamento, dove abbiamo avuto case di caporalato anche nell'agricoltura, nell'edilizia e nella grande distribuzione, l'utilizzo del lavoro a tempo determinato senza motivazione è un ulteriore elemento di precarizzazione che fa leva sul fatto che, siccome non c'è lavoro, allora il lavoratore pur di lavorare deve sottostare alla continua ansia del rinnovo del contratto, della possibilità che il contratto non venga rinnovato, eccetera».
 

E rispetto al quesito sulla cittadinanza?

«Vengono accorciati i tempi per poter richiedere la cittadinanza. Un proposta pensata per le persone che già vivono, lavorano, risiedono, vanno a scuola e contribuiscono alla crescita del Paese sia dal punto di vista culturale che economico e che però devono aspettare dieci anni e tutte le lungaggini della burocrazia prima di vedere riconosciuto un diritto».