Dopo anni di incertezza, Sacal, sotto la guida di Marco Franchini, ha avviato un importante progetto di riqualificazione che include la realizzazione di un nuovo terminal arrivi per l’Aeroporto dello Stretto "Tito Minniti", che si prepara a una nuova fase di crescita. I lavori, già in corso, mirano a trasformare lo scalo in una moderna porta d’ingresso al Mediterraneo, con l’obiettivo di completare la prima fase entro il 2025.

Il progetto prevede la gestione dell’aumento del traffico passeggeri, che nei primi quattro mesi del 2025 ha già superato il totale del 2023, grazie all’introduzione di nuove rotte nazionali e internazionali.
Franchini ha sottolineato l’importanza del sostegno istituzionale e della collaborazione con ENAC per realizzare un’infrastruttura all’avanguardia, capace di soddisfare le esigenze di una città in crescita e di diventare un hub strategico per l’intera area dello Stretto.

Con un investimento di 27 milioni di euro e un piano industriale che punta a raggiungere un milione di passeggeri entro il 2027, l’Aeroporto dello Stretto si appresta a diventare un simbolo di rinascita e sviluppo per Reggio Calabria e tutto il territorio circostante.

Dottor Franchini, Sacal ha promesso tempi rapidi e opere di qualità. A che punto siamo e cosa devono aspettarsi i cittadini?
«Il rispetto della tempistica è la nostra cifra operativa. Ma vogliamo anche qualità. Vogliamo creare tutte le condizioni per offrire un ambiente che non sia solo funzionale, ma in grado di rendere orgogliosi i passeggeri e la città di Reggio Calabria di queste infrastrutture».

Ha parlato di novità imminenti. Si riferisce a nuove rotte?

«A breve annunceremo grandi novità. I lavori sono appena partiti, ma proprio questo rappresenta l’inizio di un processo che potrà favorire nuovi contatti e l’apertura di ulteriori rotte. La struttura aeroportuale è la porta d’ingresso della regione, il suo biglietto da visita, e dipende dalla qualità delle sue infrastrutture».

Questa prima fase riguarda la nuova area partenze. Cosa prevede il progetto? «Siamo impegnati su questo fronte grazie ai finanziamenti della Regione Calabria e al supporto dell’ENAC, il nostro ente regolatore, che ci consente di rispettare tempi e fasi, fondamentali per la realizzazione della nuova area imbarchi. Si tratta della zona più frequentata dell’aeroporto di Reggio, e la sua riqualificazione consentirà anche di ripensare l’attuale struttura, da destinare ad altri usi».

Può darci qualche dettaglio concreto sull’intervento?

«Stiamo parlando di un edificio imponente, 20.000 metri cubi di volume, circa 5.000 metri quadrati su tre livelli, con una terrazza panoramica sulla quale potrà sorgere un ristorante o un rooftop. Una vista meravigliosa, grandi novità in arrivo».

E sul fronte voli, quali sono gli aggiornamenti?
«Continuiamo a lavorare: sia con ITA che con Ryanair abbiamo raggiunto risultati importanti per la stagione estiva. Nei primi quattro mesi del 2025, abbiamo già registrato 300.000 passeggeri: sono gli stessi numeri dell’intero 2023. Solo ad aprile 2025 abbiamo fatto segnare un +150% rispetto ad aprile 2024».

Un dato incoraggiante, ma sufficiente a garantire la continuità dei voli?
«Ora serve consolidare questi numeri: tutti i collegamenti sono monitorati sulla base dei coefficienti di riempimento, che rappresentano il solo criterio usato da Ryanair per decidere se mantenere una rotta. Confidiamo nella comunità: è essenziale che i cittadini utilizzino davvero i collegamenti, per raggiungere risultati prestigiosi per Reggio».

Lei ha spesso lanciato appelli per migliorare i collegamenti tra la città e lo scalo. Ci sono stati segnali concreti?

«Le risposte – devo essere sincero – sono ancora quelle del passato. Ma la mia determinazione resta: voglio portare miglioramenti concreti, a cominciare dal collegamento tra il porto di Reggio e quello di Messina, che è una priorità. Potrebbe davvero significare molto, anche nell’ottica di una proiezione verso le Eolie».

Sta pensando a una nuova vocazione turistica per l’intero sistema?
«L’obiettivo? Vendere biglietti da Charleroi o Katowice con arrivo diretto a Salina. Creare un’area che diventi una nuova destinazione mediterranea, alternativa a quelle già sature e schiacciate dal turismo di massa. Il nostro territorio può offrire qualità, bellezza e convenienza».

A chi sosteneva che fosse un sogno troppo grande per Reggio, cosa risponde oggi?
«Rispondo con i fatti: il cantiere è attivo. Stiamo dimostrando che da zero si può partire. E spero che questa attività possa contagiare altre iniziative, perché migliorare le infrastrutture vuol dire aumentare il PIL e l’occupazione. Per la città e per tutta la provincia può significare moltissimo».

Una volta completata questa fase, quali sono le priorità successive? «Chiaramente, il lavoro non finirà con questo intervento. Dopo questa fase, si guarderà ai parcheggi e a tutte le altre esigenze. Ma non dimentichiamoci da dove partiamo: ci portiamo dietro anni di errori, di macerie che vanno rimosse. Dalla mancata programmazione della ferrovia, al porto realizzato ma mai funzionante. Scelte che hanno inciso sull’economia e non hanno prodotto nulla. È tempo di cambiare davvero».