A Chiaravalle rivive l'antica arte del telaio grazie al laboratorio di Chiara

VIDEO | La tessitrice 2.0 per non disperdere l'antica passione tramandata dalla mamma e dalla nonna, nel 2012 ha deciso di aprire un laboratorio tutto suo facendone la sua principale attività

di Rossella  Galati
10 febbraio 2020
08:38

È un legame che parte da lontano quello tra Chiara Pironcello e il telaio.

Una bambina di Chiaravalle, nel Catanzarese, cresciuta tra preziose trame e originali creazioni nate per mano della nonna prima e della mamma poi. Un’arte che le donne di famiglia hanno sempre difeso e coltivato.

«Io sono nata e cresciuta con il telaio in casa – racconta Chiara - ma non avevo mai avuto un rapporto così “ravvicinato”. Le nostre nonne avevano degli schemi mentali incredibili per lavorare al telaio e tutto quello che sapevano lo tenevano a mente, penso fossero dei geni senza saperlo».

Imparare a tessere

Un lavoro matematico e di precisione che Chiara , oggi 47 enne, ad un certo punto della sua vita, ormai 12 anni fa, decide di non disperdere trasformandolo nella sua principale attività e così la passione per la tessitura e il ricamo diventano lavoro.

«È arrivato un momento in cui mi sono resa conto che nel momento in cui mia madre avrebbe smesso di fare questo mestiere, tutto quello che lei aveva raccolto negli anni, tutti i campioncini che si era fatta con tanta dedizione, tutto ciò che aveva imparato sarebbe andato perduto.

Inizialmente la mia idea è stata quella di mettere per iscritto il suo sapere, tutte le esperienze che aveva condiviso con altre tessitrici, con culture di altri paesi. Così, dialogando con lei, che tutt’ora ha una grande passione per il telaio, avevo iniziato a raccogliere degli appunti. Penso di essere arrivata alla terza pagina – racconta sorridendo – quando in me iniziava a crescere la curiosità di conoscere questo mondo ancora più da vicino e dissi a me stessa “vorrei provare”».


Tradizione e innovazione

«Così mi procurai un telaio da un cugino, considerato che mia madre come tutte le tessitrici era ed è molto gelosa del suo strumento, e iniziai a fare i miei primi “esperimenti”. Pian piano la voglia di sperimentare cresceva e alla fine, nel 2012, decisi di avviare la mia attività e quindi il laboratorio di tessitura nel mio paese».

Oggi Chiara è un’affermata artigiana in grado di realizzare articoli che raccontano una storia, abbinando alle antiche tecniche ereditate dalla mamma, le tendenze del momento, grazie a corsi di formazione e aggiornamento.

«Da mia madre ho appreso la tradizione – spiega – ma ho frequentato anche dei corsi di aggiornamento. Sono stata seguita dalla professoressa Guidotti di Firenze. E questa è stata una scoperta bellissima perché, come è ovvio, la tradizione ti dà gli strumenti ma la scuola li affina e  il mondo della tessitura si è aperto ancora di più. E’ necessario tenere la mente sempre allenata e mai fossilizzarsi su ciò che si sa perché tutto ciò che sappiamo può sempre migliorare».

Il valore del tessuti

Ma come si coniuga il sapere antico con le esigenze contemporanee? «Oggigiorno l’artigianato fa molta fatica a sopravvivere – spiega la tessitrice -. Siamo in un mondo tecnologico dove tutto deve essere immediato. Invece l’artigiano ha tempi diversi, molto più lenti. E anche i prodotti sono diversi. Dalle mani di un artigiano nascono cose che è come se avessero già un vissuto e chi le acquista è come se lo portasse avanti. Nella società moderna ci circondiamo di oggetti che sono belli da vedere ma tutto inizia e finisce lì».

Chiara nel suo laboratorio ama sperimentare con tutti i tipi di filati, predilige gli accessori per la persona, dalle sciarpe alle cravatte, dalle  bavette alle borse, ma si diverte a realizzare anche accessori per la casa, diversificando i materiali come set da colazione e cuscini.

Un'arte da tramandare

Dunque un’arte, quella del telaio, che Chiara, mamma di due figli che accoglie nel suo laboratorio giovani aspiranti tessitrici, coltiva con grande cura, rinnovando in ogni tessuto l’amore per la sua terra, per le sue origini e per la sua famiglia. E nelle trame di quelle tovaglie, di quelle coperte l’odore di un’eredità da difendere e tramandare.

«Solitamente mi consulto con i miei figli, anche loro partecipano al mio lavoro. Penso che prenderanno altre strade anche se non si sa mai quello che può accadere. Anche io ho iniziato a fare questo lavoro all’improvviso quindi “del futuro non v’è certezza”».

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