Trenta posti disponibili, stipendi fino a 2.700 euro e contratti stabili. Eppure, l’appello lanciato a caratteri giganteschi sui tram di Milano, Torino e Roma dall’imprenditore vibonese Saverio Cutrullà, fondatore della Save Group, pare non stia ottenendo i risultati sperati. Il manager, originario della Calabria e alla guida di un gruppo attivo da oltre tre decenni nel facility management, si dice «sconcertato» da una situazione che definisce ormai strutturale. Così ha lanciato una campagna provocatoria (e presumibilmente costosa) con messaggi espliciti sulle fiancate dei: “Cerchiamo elettricisti, idraulici e muratori – Ma a Milano solo creativi e modelle?”; stesso schema per Torino, dove i cartelli si chiedono se nella città della Mole ci siano solo industriali e giornalisti, e a Napoli, dove invece pare si trovino solo chef e rapper.
La Save Group, nata a Vibo Valentia e oggi articolata in sei società con sedi operative in sette regioni, gestisce manutenzioni, impianti e servizi per edifici con un approccio orientato alla sostenibilità e all’economia circolare. La crescita nel Nord Italia - in particolare nell’area milanese, a Torino, Alessandria e Modena - richiede personale tecnico qualificato. Ma nonostante la ricerca sia in corso da settimane, le risposte scarseggiano.

I profili richiesti e le retribuzioni: fino a 2.700 euro

Per la sede operativa di Tribiano, alle porte di Milano, l’azienda cerca figure come elettricisti, termoidraulici, frigoristi, escavatoristi, autisti, manovali esperti e project manager. In totale servirebbero una trentina di persone da inserire con contratto metalmeccanico, arricchito da maggiorazioni che possono arrivare al 40% in base alle competenze.
Gli stipendi proposti vanno dai 1.800 euro mensili per le figure operative fino ai 2.700 euro per i project manager. Un’offerta che, secondo Cutrullà, dovrebbe risultare attrattiva anche per chi è all’inizio della carriera: «Non chiediamo esperienze pregresse - spiega l’imprenditore al Corriere della Sera -. I nuovi assunti vengono affiancati dai nostri tecnici». Eppure, il telefono non squilla.
Per il manager, il problema va oltre il tema economico: «Manca la disponibilità a cimentarsi in lavori pratici. Molti giovani puntano a professioni considerate più ‘leggere’, legate alla creatività o all’immagine».


Le radici culturali della crisi: denatalità, percezione dei lavori tecnici e formazione inadeguata

Secondo Cutrullà, il vuoto di candidati deriva da cause profonde. La denatalità riduce il numero di giovani in ingresso nel mondo del lavoro; il cambio di valori tra le generazioni spinge verso carriere meno manuali; la formazione ha spesso privilegiato i percorsi terziari e digitali, svalutando gli istituti tecnici; infine, una visione politica miope ha contribuito a creare una gerarchia tra lavori “di serie A” e lavori “di serie B”, ignorando l’evoluzione dei redditi nei settori tecnici. Il risultato? Un mercato che richiede competenze pratiche che pochi possiedono o sono disposti a sviluppare.

«La specializzazione è il vero vantaggio competitivo del futuro»

L’imprenditore rilancia un messaggio destinato ai giovani: «Le professioni tecniche rappresentano oggi una delle strade più sicure per conquistare una posizione solida nel ceto medio-alto. Chi investe nella specializzazione — che si tratti di diventare un bravo elettricista, un manutentore esperto o un tecnico capace di lavorare su impianti avanzati o soluzioni green — sarà sempre più richiesto e difficilmente sostituibile».
In un mercato in cui la manodopera qualificata scarseggia, sottolinea Cutrullà, «chi sceglie un percorso tecnico acquisisce un valore enorme». Ma, almeno per ora, gli annunci in bella vista sui mezzi pubblici di Milano continuano a non trovare risposta.