Turismo Calabria, il tour operator: «Superato punto di non ritorno, è già catastrofe»

VIDEO | Intervista al manager Lino Cangemi: «Siamo già fuori tempo massimo, si perderanno decine di migliaia di posti di lavoro e il danno per la nostra economia sarà rilevante. Le misure del Governo non avranno nessuna incidenza»

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di Francesco Altomonte
14 maggio 2020
10:26

Norme e prescrizioni sono ancora incerte, ma il disastro che si profila all’orizzonte per il turismo calabrese appare ben chiaro. Gli addetti ai lavori avevano lanciato l’allarme già quando i primi focolai avevano iniziato a infestare le città e le valli della Lombardia. E adesso, che la stagione estiva per la Calabria dovrebbe già essere iniziata, il disastro è ben chiaro a tutti e ben poco si potrà fare anche per salvare il salvabile.

 


Lino Cangemi è general manager della “Master Group” con sede a Gioia Tauro, uno dei tour operator più importanti in Calabria e uno degli addetti ai lavori che da mesi si sgola per fare capire ai politici regionali e nazionali che la crisi del turismo avrà un effetto devastante per l’economia calabrese.


«Noi gestiamo, insieme ad altri tre tour operator, il 90% del flusso dei turisti stranieri che vengono in Calabria: il cosiddetto “incoming” - sottolinea Cangemi - . Ebbene: quest’anno la percentuale degli stranieri che verranno in vacanza da noi sarà zero. Le avvisaglie di questo crollo le abbiamo percepite già nei primi mesi dell’anno, quando dalle zone dove sono scoppiati i primi focolai in Lombardia sono state annullate tutte prenotazioni. Oggi tutto quello che avevamo programmato l’anno scorso, a marzo 2019, è stata azzerato. Questo vuol dire che la stagione stiva calabrese non prevede presenza flusso turistico straniero. Con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita di posti di lavoro e impatto economico per gli operatori e l’indotto».

Gli operatori turistici colgono una serie di contraddizioni nelle scelte che sono state compiute dal Governo nazionale per cercare di fare ripartire il turismo. «Sento parlare di rimettere in moto il settore con il turismo di prossimità – dichiara Cangemi - Mi verrebbe da ridere se non fosse una discussione maledettamente seria. Chi lavora nel nostro settore sa che stiamo parlando del nulla, perché quello di prossimità è un turismo che non ha numeri rilevanti. I numeri si fanno soprattutto con gli stranieri che in Calabria iniziano ad arrivare ad aprile, quindi già stiamo perdendo e non c’è più il tempo tecnico per ripartire. Gli aerei sono tutti a terra e le compagnie hanno bisogno dei tempi lunghi per poter riprendere a volare, per quelle che ne avranno la forza».

 

Scarsa incidenza avrebbe anche l’introduzione del “bonus vacanze”  previsto nel Decreto rilancio.

«Per come è strutturato, intanto – spiega il manager di Gioia Tauro - gli albergatori potranno solo detrarre e soldi veri ne vedranno pochi. E che senso ha introdurre una misura del genere se ancora le regioni sono chiuse e nessuno può muoversi? Inoltre, si sono dimenticati di un piccolo dettaglio: sono stati ignorati due tasselli importanti della filiera del turismo: i tour operator e le agenzia di viaggi. Quindi paradossalmente lo Stato vorrebbe rilanciare il turismo, ma non ne conosce i meccanismi».

Tutto ciò avrà delle ripercussioni dal punto di vista economico e sociale devastanti per la nostra regione che, forse, ancora non sono percepite appieno.  «Voglio ricordare che l’economia calabrese si fonda sull’agricoltura e il turismo. Questo in termini concreti viene tradotto con il mancato impiego di migliaia di persone. Per difetto parliamo di qualcosa come 20mila unità. Per non parlare della chiusura di tutte le attività collegate al turismo: noleggiatori con conducente, il personale che opera dagli armatori per i collegamenti tra la Calabria e le isole; e ancora guide, i dipendenti delle agenzie di viaggio chiuse, l’impossibilità di fare i viaggi di nozze. Inoltre, il 50% delle strutture alberghiere è in affitto. Gli conviene riaprire? E ricordiamo che quando si parla di strutture alberghiera non parliamo solo del personale, ma di tutto l’indotto».

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