Dieci consigli per sopravvivere allo Spid senza essere diseredati da genitori e suoceri

Dal primo ottobre l’identità digitale ha preso il posto del pin per accedere ai servizi online dell’Inps. Ecco come affrontare l’esercito agguerrito di familiari pensionati che chiedono una mano

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di Enrico De Girolamo
4 ottobre 2020
21:52

La rivoluzione digitale dei pensionati italiani rischia di costare la sanità mentale di figli, nipoti, nuore e generi, assediati da un esercito agguerrito e motivato di over 70 alla ricerca dello Spid. Dal primo ottobre, come è noto, il pin dell’Inps è definitivamente andato in pensione e al suo posto ora c’è lo Spid, il Sistema pubblico di identità digitale che permette di accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione. Questo non vuol dire, però, che da un giorno all’altro l’Istituto nazionale di previdenza sociale si dimenticherà di chi non ha un’identità digitale. Vuol dire solo che non verranno assegnati nuovi numeri pin, ma i vecchi continueranno a funzionare chissà per quanto tempo ancora, in vista di un “passaggio graduale” al nuovo sistema. Dunque, niente panico: nel breve e medio periodo non cambierà niente.


E invece No. Nella “bolla” social dei pensionati, le fake news hanno preso il sopravvento. In altre parole, molti credono che senza Spid non incasseranno la pensione. Da qui il panico, riversato a piene mani su poveri boomer che già hanno il loro da fare per capire che fanno i propri figli in rete. Ma siccome, come insegna Einstein, tutto è relativo, ora sono loro, i boomer, l’avanguardia digitale. Anche perché, diciamoci la verità, i giovanissimi che zompano tra Instagram, Tik Tok e Youtube di queste cose non capiscono una cippa.


 

Ecco 10 consigli per sopravvivere allo Spid senza essere diseredati

1. Ostentate gentilezza. Fingete di ascoltare ogni assurdità senza batter ciglio: dal “si dice” al “l’ho letto su Facebook”. Fate sempre Sì con la testa e sorridete senza proferire parola.

2. Ignorate con glaciale indifferenza le informazioni (sbagliate) che vi vengono fornite dall’aspirante utente digitale, il quale è sicuramente e inspiegabilmente convinto di aver capito come funziona tutto l’ambaradan. In realtà le sue conoscenze sono attendibili come il tg della Corea del Nord.

3. Non vi fidate delle loro password: sono sicuramente sbagliate!

4. Se proprio volete tentare, provate a inserire come password “123456”, “nomideinipoti”, “datadinascita”. Nove volte su dieci è quella.

5. Non cedete alla tentazione di dire: «Ti avevo detto di conservare le coordinate d’accesso». È inutile e mortificante. Per entrambi.

6. Cercate di convincere l’aspirante utente digitale ad andare alle Poste per risolvere la questione allo sportello. Sono pagati per questo, cacchio!


7. Evitate scatti d’ira che potrebbero compromettere la vostra successione ereditaria.


8. Spacciate il vostro aiuto come indispensabile e monetizzabile: almeno sarete ripagati in natura con lasagne e pranzi della domenica su misura dei vostri gusti.


9. Carpite tutti i loro dati sensibili. Non per fini illeciti o immorali, ma solo per poter poi in futuro non essere costretti alla stessa devastante trafila.


10. Non indugiate in discussioni tecniche sull’uso della casella di posta elettronica e dell'app delle Poste, vi farà solo perdere tempo. Non l’hanno mai consultate e mai lo faranno. Chiudete in fretta la pratica: rimandare è inutile. Anche se non corrono alcun rischio di disservizio in caso di mancata attivazione dell’identità digitale, continueranno a perseguitarvi finché non avrete fatto il vostro sporco lavoro.

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