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Magistratura e sanità, l’inchiesta Anas e il caso del deputato “pistolero” infiammano il dibattito a Perfidia

Gli ultimi casi di cronaca a cavallo con la politica, ma anche i temi cruciali di sempre hanno dato vita a un confronto serrato tra gli ospiti del salotto di Antonella Grippo: il direttore del Dubbio Varì, il segretario di Si Fratoianni, il giurista Cassese, il deputato e epidemiologo Crisanti e ancora Talarico (Noi Moderati), Di Natale (Pd) e Molinaro (Lega)

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di Massimo Clausi
6 gennaio 2024
13:21

Il cognato ministro che ferma i treni, il deputato pistolero, il figlio di Verdini che traffica in influenze. È iniziato con il botto il nuovo anno per Perfidia che si è interrogata sulla qualità della classe dirigente che oggi governa il Paese. Un gruppo di uomini e donne che forse ha problemi dovuti alla sua crescita improvvisa e che adesso si trova sospesa, come ha detto il direttore del Dubbio, Davide Varì, fra il modello Atreju e quello di governo. In mezzo la corsa per le Europee che ha innescato un cannibalismo politico all’interno della stessa alleanza di Governo.

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Ma il problema non riguarda solo il centrodestra. Antonella Grippo giustamente fa notare che anche nell’altro campo non è che si brilli. Lo ammette il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che fa mea culpa e soprattutto fa sue le parole del collega dei Verdi Angelo Bonelli che ha descritto un centrosinistra che marcia diviso per non colpire per niente.


Ad aumentare il livello della discussione l’autorevole parere del più grande giurista italiano, Sabino Cassese che ha recentemente scritto un saggio sulle dinamiche del potere in Italia. Il professore, che promuove la nostra Antonella Grippo con un bel trenta e lode, dice che l’attuale classe politica è molto mutata: si è abbassata l'età media, c’è un riequilibrio di genere, ma c’è un problema di crescita dovuto anche all’esercizio del potere. Se un tempo c’erano le accademie rappresentate dai partiti, la cui vita era scandita da congressi e riunioni, oggi i partiti sono scomparsi e tanta gente si è trovata lanciata verso il potere senza rete.

Cassese poi ha allargato il discorso ad altre categorie come i magistrati. Anche qui il giurista vede un deficit di efficienza come dimostrano gli oltre quattro milioni di cause pendenti e la composizione del Ministero della Giustizia, zeppo di magistrati distratti dalle loro funzioni. Per il professore, quindi, c’è una esondazione della magistratura che spesso invade altri campi come dimostra il recente caso del magistrato della Corte dei Conti che auspicava l’esercizio provvisorio del bilancio dello Stato.

Ma come al solito è stata la sanità ad accendere il dibattito. Ad innescare la scintilla è stato il deputato Pd e epidemiologo di fama mondiale Andrea Crisanti che ha denunciato come il nostro Servizio sanitario sia viziato dal mancato confine fra controllore e controllato con la politica che detta le nomine dei direttori generali e a cascata di tutte le figure apicali della sanità. Crisanti cita il caso dell’Asl di Tivoli dove il direttore generale è rimasto al suo posto nonostante il drammatico incendio all’ospedale e performance generali fra le più basse d’Italia.

Sul punto si infervorano Antonello Talarico, consigliere regionale di Noi Moderati, e Graziano Di Natale, autorevole esponente del Pd. Quest’ultimo dice che il commissario-presidente Occhiuto ha nettamente fallito soprattutto laddove ha promesso la riapertura dei vecchi ospedali chiusi che ancora hanno però le porte sbarrate. Talarico sostiene che dodici anni di disastri dei commissari nominati da Roma hanno bisogno di tempo per essere risolti e che la sanità non può essere priva di scelte politiche di fondo. Argomento che dà la stura ad una riflessione sul rapporto fra Occhiuto, che sembra dominare per intero la scena politica, e la sua maggioranza. Talarico dice che è colpa del carisma e del peso politico del presidente, Di Natale parla invece di scarsa incisività delle altre forze politiche che sono sotto il ricatto dello scioglimento del consiglio e cita la fiducia posta dal presidente sulla riforma dei consorzi di bonifica.

Pietro Molinaro, consigliere regionale della Lega, taglia la testa al toro e dice che il confronto esiste ed è serrato nelle varie articolazioni istituzionali, dalle capigruppo ai confronti nelle commissioni, e nessuno ha un ruolo di subalternità. Visto che c’è, Molinaro rivendica anche l’enorme mole di finanziamenti che il ministro Salvini sta per portare in Calabria. Aggiunge poi che la Lega non ha il ruolo di bastian contrario nel Governo, ma semplicemente prova a portare avanti quello che è il programma presentato agli elettori, all’interno del quale il Ponte sullo Stretto svolge un ruolo preminente.

La discussione potrebbe andare avanti vista l’importanza degli argomenti, ma è ora del confessionale. La Grippo ha raccolto le confessioni più inconfessabili proprio del leghista Molinaro che, fedele al celodurismo leghista, si conferma uomo tutto d’un pezzo.

Giornalista
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