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Perfidia cerca Zazà e trova Schlein: «Scaltra e difficile da stanare, ma un nuovo segretario non fa un nuovo Pd»

VIDEO | Finale di stagione della trasmissione di Antonella Grippo, che tornerà venerdì con “il meglio di…”. L’ultima puntata dominata dal dibattito sulla giovane leader dem, il caso Lollobrigida e il Ponte. Ospiti Senaldi, Bassi, Taormina, Licheri, Castagna, Caminiti, Mammoliti e Maccari

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di C. L.
22 aprile 2023
11:35

È uno studio ricco di ospiti quello della trentaquattresima puntata di Perfidia, un finale di stagione a cui seguirà la prossima settimana un imperdibile "il meglio di". “Dove sta Zazà” fa da titolo e da colonna sonora al talk condotto da Antonella Grippo.

La giornalista di Sapri, per capire “dove sta Zazà”, con un'esplicita allusione a Elly Schlein, ne ha discusso con Pietro Senaldi, condirettore di Libero, l’editorialista Augusto Bassi, l’avvocato Carlo Taormina, il senatore del Movimento 5 stelle Ettore Licheri, il sindacalista della Uil Roberto Castagna, il sindaco di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, il consigliere regionale in quota Partito democratico, Raffaele Mammoliti, e Walter Maccari, dirigente socialista.


«Elly Schlein? Non pervenuta»

L’operazione di Perfidia, è quella di sovrapporre la controversa identità di Zazà a quella della segretaria nazionale del Pd.
«Il Movimento 5 stelle non è alternativo al Pd, ma alla destra». Il senatore pentastellato Licheri lo chiarisce subito, ricordando la battaglia sul termine “antifascista” condotta per tre giorni a Palazzo Madama insieme ai dem. E rilancia su superbonus, il salario minimo, il taglio dell’Irap e il fondo mutuo casa schizzato alle stelle. «Se però si agita la bandiera pacifista e poi si sostiene l’escalation militare, ci si professa ambientaliste ma si dice che il termovalorizzatore va bene», le cose si complicano. E d’altra parte per lui «un nuovo segretario non fa un nuovo Pd», il problema semmai è che «la periferia non riconosce più il Pd».

Da vecchio sindacalista Mammoliti sente parlare un linguaggio che da tempo non si sentiva dalle parti del Pd: «Abbiamo una segretaria che sa bene dove deve andare. Può piacere o meno, ma l’orizzonte culturale, strategico e politico è molto netto». Per lui c’è però un atteggiamento troppo intransigente nei confronti di Schlein, da parte dell’opinione pubblica.

Maccari si richiama all’onestà intellettuale di ognuno per dire che, dopo averla ascoltata, «la Schlein non è pervenuta. Ha vinto fuori dal partito, e quindi deve essere talmente brava a stare in equilibrio, e credo che è molto facile dire tutto e di più quando si hanno le mani libere, altra cosa è quando hai delle responsabilità»

Per il sindaco di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, è cambiato il modo di comunicare nel Pd: «È una fase di passaggio tra il nuovo che non si è visto arrivare e il vecchio che tenta di mantenere la posizione».

«Se è utile una svolta radicale – è l’argomentazione di Castagna -, la Schlein, per fare del Pd un partito di governo, deve recuperare l’area cattolica e socialista». Anche per questo, per l’ex sindacalista Uil, al nuovo segretario dem non conviene occupare lo spazio del Movimento 5 stelle.

Sempre pungente l’editorialista Bassi, secondo cui, di fatto «è stata la Meloni ad aver zittito le opposizioni facendosi più euro-atlantista di Letta, disarmando le possibili reazioni tipiche della sinistra che non potendosi opporre sulla politica estera ed economica ha solo il corollario arcobaleno delle idiozie gender, quindi rimane un orizzonte dei diritti ma non infila il coltello nelle questioni rilevanti del Paese».

Per Senaldi, condirettore di Libero, «Schlein è il classico papa straniero che si prende il Pd, un po' come Renzi o Zingaretti, però sarà più difficile farla fuori. Intanto perché è donna e poi è anche furba: è molto fluida politicamente e quindi sarà difficile inchiodarla».

Elly Schlein per l’avvocato Taormina è invece una «segretaria di nicchia che si porta appresso gli estremismi», e sarà certamente qualcosa che non farà bene al partito democratico.

La vicenda Lollobrigida

Il “no alla sostituzione etnica” di Lollobrigida che si rifà alle teorie complottiste di chi prevede una colonizzazione di migranti a danno degli occidentali, costituisce il secondo filone della puntata.
La frase non scandalizza il condirettore di Libero Senaldi, che lo derubrica a “frase di linguaggio corrente” per altro già detta da Salvini e da Meloni in altri contesti. La perfidia invece è per Giorgia Meloni definita «permalosa» alla stregua di «mamma orsa quando attaccano i suoi cuccioli».

Maccari però è convinto che l’aggravante per Lollobrigida sia l’essere ministro, la qual cosa avrebbe suggerito la via delle dimissioni.

Per Bassi, «Lollobrigida non ha torto, perché in Italia è in atto una sostituzione etnica, ma non ha gli strumenti intellettuali necessari per far valere le proprie ragioni». Il riferimento è al dato di 36 scuole milanesi che contano più alunni stranieri che italiani. «La sostituzione etnica è semplicemente un fatto che va governato, se vogliamo mantenere una identità per la nazione italiana».

Affermazioni con «un fondo di verità» per Carlo Taormina che rimarca il concetto di denatalità, per cui è «una verità incontestabile», che poi sia una brutta frase, «ognuno dice quello che pensa e come lo pensa, tanto quello che si dice da destra o dal centrodestra, non essendoci legittimazione a stare al governo, è ritenuta non corretta».

La vicenda Scopelliti una ferita per la giustizia

«Conosco personalmente Scopelliti che mi ha raccontato la vicenda processuale prima della condanna sapendo che avrebbe subito un’ingiustizia». Per Senaldi, «senza dubbio quello che è successo a lui è una ferita per la giustizia perché non c’entrava assolutamente niente, non si è arricchito, e peraltro non è l’unico governatore calabrese che ha avuto problemi. Era anche un’altra epoca. Nel suo libro credo che ci sia la sua verità che secondo me è vicina alla verità oggettiva».

In tema di giustizia, per Taormina «si sta andando sulle cose inutili». L’abolizione dell’abuso d’ufficio non lo convince e afferma: «Noi abbiamo un grande tema, ci hanno lasciato in eredità la Riforma Cartabia del processo penale che è stato uno stravolgimento totale rispetto alla situazione che si era cristallizzata. La celerità dei processi è stata ottenuta diminuendo o eliminando le garanzie di difesa per il cittadino. Se Nordio vuole fare qualcosa di serio tolga di mezzo la legge Cartabia».

Ponte sullo Stretto, le ragioni di Caminiti

«Non vogliamo appartenere alle fazioni del Si e del No al Ponte. Abbiamo chiesto un atteggiamento metodologico diverso, ma fino ad oggi siamo stati smentiti». Così il sindaco Caminiti espone la posizione del comune di Villa San Giovanni. «Quindi – ha aggiunto - se la decisione politica è stata assunta, permetteteci di preparare la città, di fare delle cose, un accordo di programma che ridisegni la vocazione trasportistica e turistica della città».

Le perplessità sulle risorse, poi, rimangono intatte. «Nessuno si aspettava che i 15 miliardi spuntassero dalla sera alla mattina, ma ci preoccupa che un’opera da 15 miliardi possa essere affidata a WeBild per superare le penali da pagare ad Eurolink. E poi ci interessa la sostenibilità ambientale e quella strutturale».  

Appuntamento a settembre

Infine, spazio ai ringraziamenti e ai saluti. «Per la prima volta - dice con orgoglio al termine della puntata la conduttrice -, una trasmissione interamente realizzata in Calabria è assurta al rango di riferimento del dibattito pubblico nazionale. Ringrazio l’editore Domenico Maduli e il direttore generale, Maria Grazia Falduto, per la loro fiducia e la loro stima. Li ringrazio perché questa trasmissione è stata realizzata in totale autonomia e libertà. Adesso la nave di Perfidia ha guadagnato il porto. Torneremo a settembre».

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