Caffè Arnone, una storia iniziata quasi 70 anni fa: «Così preserviamo la tradizione non rinunciando all’innovazione»

Il giovane Vincenzo racconta la nascita dell'azienda e il lungo percorso imprenditoriale partito da un piccolo locale a Cosenza: «Mio nonno sognava di offrire ai clienti il caffè più buono possibile»

di Franco Laratta
26 novembre 2022
09:50

Il giovane Vincenzo Arnone è un po’ l’anima dell’azienda. Ha capacità imprenditoriali e spirito critico, ha visione e prospettiva, ama la tradizione ma sa benissimo che va coniugata al futuro, punta tutto sulle innovazioni. Il passato però ha un peso. E lui, con gli altri membri della famiglia, deve sostenerlo.

Facciamo un passo indietro. Tutto nasce da un piccolo locale, si chiamava “un Cimbalino”, sito in piazza Riforma a Cosenza. Da questo storico bar parte la straordinaria avventura di Vincenzo Arnone Senior. A Dipignano, un borgo di 4000 abitanti nelle Serre Cosentine, a 720 metri di quota sul livello del mare e a pochi chilometri da Cosenza, nasce invece la torrefazione.


Siamo nei lontani anni ‘50. La gente aveva voglia di ripartire dopo gli orrori del fascismo, l’immane tragedia della guerra che anche in Calabria ha portato povertà, fame e distruzione. Arnone senior ragiona sulla possibilità di dare a tutti il modo di gustare un buon caffè, che sia di qualità, fresco e soprattutto di poterlo gustare in un luogo d’incontro, un posto dove potersi fermare e scambiare idee e opinioni.

Nasce la prima torrefazione artigianale cosentina che, annessa al bar “un Cimbalino”, offriva un caffè dall’aroma inconfondibile. Ed ecco i chicchi torrefatti al momento, rigorosamente con legna di quercia, che venivano subito macinati ed utilizzati per preparare un caffè fresco di tostatura che garantiva un prodotto gustoso, dalla fragranza sublime. Rigorosamente tostatura con legna di quercia. Assolutamente mai con bruciatori a gas.

Oggi il giovane Vincenzo racconta la bella storia della sua famiglia: «Tutto inizia nel 1953 in piazza Riforma, nel cuore di Cosenza, quando mio nonno Vincenzo creò la prima torrefazione della città. In quegli anni di ricostruzione mio nonno intuì che la società stava cambiando e che oltre ai prodotti di prima necessità, le persone erano alla ricerca di luoghi di socialità dove magari poter trovare anche prodotti genuini e di qualità, quindi non pensò ad un semplice bar. Ci raccontava che il sogno che lo animò fu di offrire ai clienti il caffè più buono possibile sia al banco che da asporto, macinato sul momento per la moka o per l’espresso, e per fare ciò erano necessarie due condizioni: selezionare le migliori orgini di caffè per ottenere le miscele di cui ancora oggi manteniamo l’impianto originario e servire un caffè “fresco di tostatura”, che avesse riposato soltanto poche ore (in fondo oggi Starbucks nella recente Rostary di Milano parte da questa idea, realizzandola in maniera moderna e sofisticata)».

Ovviamente in 70 anni di lavorazione la torrefazione si è evoluta in modo coerente con l’idea orginaria, convinti del fatto che “la tradizione è un’innovazione ben riuscita”. Infatti, pur avendo introdotto da circa 3 anni un nuovo impianto 4.0, viene preservata l’artigianalità della fase di tostatura che avviene come il primo giorno con sola legna di quercia.

I numeri sono importanti per mantenere un’azienda. E Vincenzo li conosce benissimo: «Attualmente serviamo circa 150 bar ed alcuni ristoranti, oltre numerosi uffici e famiglie con le cialde monodose di cartafiltro per ottenere un “espresso sostenibile”».

L’azienda non ha inteso essere presente nella Grande Distribuzione, e circa l’80% delle vendite avviene in Calabria. La restante parte del fatturato si sviluppa in Italia e all’estero (Germania in primis) tramite ecommerce o comunque servendo direttamente il cliente finale saltando la figura dell’importatore per mantenere una catena corta”.

L’azienda è a conduzione familiare. Il nonno Vincenzo è il fondatore, poi è subentrato il figlio Gaetano che ha trasmesso ai suoi figli e ai collaboratori la passione per il caffè.

Racconta Vincenzo: «Oltre a me, laureato in economia aziendale con un focus sul marketing e la finanza, è coinvolta nella gestione mia sorella Lilia, avvocato, che si occupa anche del controllo di gestione. Una scelta importante è stata quella di iniziare ad occuparmi personalmente della fase di miscelazione e tostatura che riteniamo essere il cuore della nostra attività».

Ma quali sono le idee per il futuro? «Pur nel solco della tradizione abbiamo sempre fatto ricerca e innovazione, pensando ad esempio al caffè biologico già nel 1998 quando ancora in Italia non esisteva il caffè verde bio e ci dovevamo approvvigionare in Olanda. Da qualche anno abbiamo introdotto la nostra originale “linea speziata” con i caffè gusto liquirizia, anice e peperoncino (tutti prodotti puri e calabresi). Siamo orgogliosi del fatto che che oggi il caffè alla liquirizia oggi sul web è definito il caffè calabrese».

Vincenzo non sembra interessato alla dimensione aziendale, ma punta alla ricerca continua di nuove esperienze sensoriali legate al caffè. Punta anche a diverse iniziative culturali nelle scuole. E pensa che il sociale debba avere un peso anche nelle scelte aziendali.

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