Ore convulse

Ad un passo dalla crisi, posta la fiducia sul decreto Aiuti: alle 15 si vota al Senato

Saltato anche l’ultimo tentativo di mediazione con il M5s che conferma l’intenzione di non voler sostenere più Draghi. Il Pd esclude una soluzione parlamentare con un’altra maggioranza. Urne più vicine

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di Redazione
14 luglio 2022
13:48
L’aula del Senato dove è in corso la discussione sul decreto Aiuti
L’aula del Senato dove è in corso la discussione sul decreto Aiuti

Il governo pone la fiducia sul decreto Aiuti al Senato. Salta anche l'ultima ipotesi di mediazione con i Cinque Stelle lanciata dal ministro pentastellato D'Incà (e cioè ok al testo senza fiducia).

La prossima mossa tocca a Conte e ai senatori del Movimento: se alle 15 voteranno la fiducia il governo andrà avanti altrimenti Draghi salirà al Quirinale nel pomeriggio e toccherà al presidente della Repubblica Mattarella decidere i nuovi passaggi di una crisi che sarebbe di fatto aperta.


Dal Pd il segretario Enrico Letta fa sapere di non essere disposto a tirare avanti con chicchessia. In Parlamento «diremo che siamo disponibili a una continuazione di questo governo Draghi, non siamo disponibili a tirare avanti chicchessia: se non ci saranno le condizioni, se altri partiti della maggioranza si sfileranno, allora la parola passerà agli italiani e noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con il nostro progetto per il futuro dell'Italia. Se quello che verrà detto in Parlamento è differente, vorrà dire che si andrà di fronte agli italiani e noi siamo pronti a prepararci per questa campagna elettorale».
Una maggioranza senza il M5s «a me sembra un'ipotesi totalmente improbabile. Dopodiché il Parlamento è sovrano, quindi ascolteremo tutti», ha detto Letta. Sul Movimento: «Quello che è successo ieri a Roma e la decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambia lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra: è una scelta che ci divide».

L'ex M5s Luigi di Maio attacca gli ex compagni di partito: «I dirigenti M5S stavano pianificando da mesi l'apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi. Sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale», ha affermato il ministro degli Esteri.

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