Babysitter calabrese uccisa in Svizzera: «Teresa merita la medaglia d’oro al valor civile»

L'avvocato della famiglia della donna originaria del Crotonese attacca le autorità elvetiche: «Non hanno inviato neanche un messaggio di cordoglio, ma avevano l'obbligo di proteggerla»

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11 settembre 2020
11:29
Teresa Scavelli
Teresa Scavelli

«Teresa Scavelli è morta in modo eroico. Ha salvato la vita di tre bambini svizzeri, due dei quali le erano stati affidati dalla famiglia presso la quale lavorava come governante e baby sitter, a costo della propria vita. Si è messa in mezzo fra l’aggressore e le vittime designate e ha pagato, per questo, il prezzo più caro». Sono le parole dell’avvocato Francesco Verri, legale della famiglia di Teresa Scavella, la donna uccisa in modo brutale in Svizzera nel cantone del San Gallo il 2 settembre scorso.


«La famiglia di Teresa e il comune di Cotronei (in provincia di Crotone) in cui è nata – scrive il legale - si sono rivolti a me perché tuteli gli interessi della famiglia della povera donna che lascia tre figli e il marito. Teresa lavorava a San Gallo e sul lavoro, il 2 settembre, ha trovato inaspettatamente e ingiustamente la morte a 46 anni per mano di un assassino che la polizia svizzera non è riuscita a fermare».



«Sia i giornali italiani che quelli svizzeri hanno scavato nella vita dell’aggressore, un giovane di 22 anni – attacca l’avvocato Verri - Viene descritto, sulla base di fonti ufficiali, come uno sbandato più volte ricoverato per gravi problemi psichici e noto alla polizia per abuso di droga. È stato analizzato il suo profilo Instagram che è stato definito come “lo specchio della sua instabilità”. Eppure era libero. Ed è stato libero di uccidere».


«Chiediamo al governo Svizzero e del cantone di San Gallo cosa abbiano intenzione di fare – aggiunge - Chiediamo che si prendano cura della famiglia di Teresa, dei suoi figli (fra i quali c’è una studentessa universitaria), del marito. Chiediamo che si occupino dei loro bisogni. La famiglia non ha ricevuto alcun messaggio da parte delle Autorità svizzere, neppure di cordoglio. Solo gli inquirenti hanno interloquito con la figlia. La famiglia ha persino dovuto pagare le spese di trasporto della salma in Italia. E questo è francamente inaccettabile anche perché la Svizzera aveva il dovere di proteggere la vita di Teresa, aveva il dovere di curare adeguatamente l’aggressore, di non lasciarlo libero di compiere il suo gesto folle».


«La Svizzera possedeva le informazioni necessarie per prevenire il dramma che si è consumato a San Gallo – continua Verri - E aveva l’obbligo di farlo in base all’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che tutela il diritto alla vita delle persone. Chiediamo al Governo italiano di intervenire. Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di essere ricevuti».

 

«Teresa merita la medaglia d’oro al valor civile – conclude il legale - ma anche che l’Italia si interessi al suo caso e attivi i propri canali diplomatici per indurre la Svizzera ad assumersi le proprie responsabilità e a farsi carico delle esigenze dei prossimi congiunti di Teresa. Quel che è accaduto non si esaurisce in un ambito privato, non riguarda solo la famiglia di Teresa ma l’Italia e la Svizzera».

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