Coronavirus, Arcuri: «Numeri diversi da marzo. Per uscirne serve qualche sacrificio in più»

Il commissario all'emergenza: «Il problema non è più l'affollamento delle terapie intensive ma quello degli ospedali. Dobbiamo curare a casa e alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie». Quindi l'appello agli italiani: «Muoviamoci il meno possibile»

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di Redazione
29 ottobre 2020
22:58
Domenico Arcuri
Domenico Arcuri

«I contagiati da coronavirus sono 8 volte di più di 21 giorni fa, la progressione dell'Rt determina un raddoppio ogni settimana. Ogni numero vale più di mille parole". Così il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa. «Il 21 marzo c'erano 6.557 contagiati, quel giorno morirono 793 italiani - ha aggiunto Arcuri -. A marzo il 52% dei positivi si curava a casa, ieri il 95%. Il 7% era in terapia intensiva, ieri lo 0,6%. Siamo in un altro mondo, prima il virus correva più forte di noi, correva e uccideva. Ora lo inseguiamo e lo colpiamo».

 


«Stiamo vivendo un nuovo dramma, ma per affrontarlo dobbiamo capire quanto è diverso - ha affermato -. Non abbiamo problemi reali di affollamento della terapie intensive, ma abbiamo un grave problema di affollamento degli ospedali».

 

«Abbiamo in animo ha continuato ancora Arcuri - di aumentare ad almeno 200 mila la capacità quotidiana di tamponi e da lunedì faremo almeno altri 100 mila test molecolari rapidi antigenici, quindi sarà possibile uno screening di 300 mila italiani. A marzo facevamo 26 mila tamponi al giorno, 12 volte di meno. Medici di base e pediatri di libera scelta dovranno aiutarci ancora di più di quanto hanno fatto finora (somministrando i test, ndr) - ha aggiunto -. Dobbiamo chiedergli di curare il più possibile a casa, dotandoli dei dispositivi di sicurezza adeguati. Dobbiamo a tutti i costi alleggerire la pressione sugli ospedali».

 

E ancora: «Se la curva non si raffredda con questi numeri nessun sistema sanitario, tantomeno quello italiano, sarebbe capace di reggere. Come si raffredda la curva dei contagi? Le misure del governo hanno esclusivamente questo fine, sono la minima combinazione di azioni possibili per provare a farlo. Bastano? Io credo che serva qualche nuovo ingrediente. Innanzitutto serve quello che io chiamo un nuovo patto di responsabilità ritrovata. Serve un sacrificio ulteriore, dobbiamo tutti muoverci il meno possibile. L'80 per cento dei contagi avviene in famiglia ma qualcuno nelle case il virus ce lo porta».

 

Promosse invece da Arcuri le scuole. «In questo momento il virus circola assai di meno nelle scuole che nel resto del Paese. Spesso purtroppo il virus entra nelle scuole, non esce mai dalle scuole», ha sottolineato il commissario precisando che «non risulta che la scuola faccia crescere il numero dei contagi, è uno dei luoghi più protetti, ovviamente la mobilità in sé è un agente di contagio».

 

Stoccata, invece, nei confronti dei cosiddetti negazionisti: «Spero di non ascoltare mai più appelli a non usare le mascherine o dichiarazioni sulla morte del virus o - ha concluso Arcuri - sulla necessità di mettere fine allo stato di emergenza».

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