Positivi al Covid dopo mesi e ancora in isolamento, Gallera: «Cambiare linee guida»

In Lombardia sono circa duemila le persone che continuano ad essere debolmente positive. L'assessore regionale alla Sanità scrive al Ministero: «Sì alla sicurezza, ma senza misure spropozionate»

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di Redazione
23 luglio 2020
11:19

Delle quasi 7mila persone ancora positive al coronavirus in Lombardia, ce ne sono circa 2mila che - nonostante siano trascorsi 2 mesi dalla data di comparsa dei sintomi - continuano a essere debolmente positive e dunque devono rimanere ancora in isolamento. Secondo le linee guida del ministero della Salute, infatti, un paziente Covid può dirsi guarito solo dopo la negatività di un doppio tampone eseguito a distanza di 24 ore. È per tale motivo, e per gestire la particolare situazione dei debolmente positivi, che la Regione Lombardia chiede che siano aggiornate le regole a riguardo.

 


«Ci vengano fornite linee guida aggiornate alla situazione attuale - dice l'assessore lombardo alla Sanità e al Welfare, Giulio Gallera -, soprattutto alla luce degli studi scientifici che hanno dimostrato la scarsa possibilità di infettare da parte di questi soggetti».

 

Il riferimento è ad una ricerca condotta su 280 guariti da Sars-CoV-2 dal Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con l'Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, l'ospedale Civile di Piacenza, il Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e il Policlinico di Milano. Uno studio che ha evidenziato che questi pazienti, una volta guariti, hanno comunque cariche virali basse e che il segnale di sopravvivenza del virus è meno del 3%.

 

«Prolungati periodi di isolamento - rimarca Gallera - stanno generando situazioni in molti casi insostenibili e con risvolti psicologicamente negativi in soggetti fragili, come per esempio la bambina di 4 anni del Milanese ancora positiva dopo 4 mesi e per la quale abbiamo già interessato il Ministero. Siamo tutti concordi sull'importanza di garantire la sicurezza delle persone, nella certezza però di non infliggere misure sproporzionate. Mi auguro pertanto - auspica l'assessore - che il ministero della Salute, che tramite il direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza, nell'ultima missiva del 23 giugno scorso, si rimetteva a un pronunciamento del Cts, fornisca alla Lombardia e di conseguenza a tutto il Paese una linea che garantisca sicurezza e appropriatezza».

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