«Il Covid è un dono di Allah»: 38enne italiano in manette per apologia all'Isis

L'uomo arrestato a Milano faceva propaganda dello Stato Islamico e incitava alla jihad sui social. Dall'ordinanza cautelare spuntano anche i rapporti con un detenuto in Calabria

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di Redazione
8 luglio 2020
10:44

Faceva propaganda dello Stato Islamico sui social e istigava i propri interlocutori a unirsi alla jihad globale contro i miscredenti. Per questo motivo, Nicola Ferrara, un 38enne italiano è stato arrestato questa notte a Milano dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale, con l'accusa di istigazione a delinquere aggravata dall’uso del mezzo telematico.

I fatti

I fatti contestati, commessi nel capoluogo lombardo dal novembre 2015 e tutt’ora in atto, sono aggravati dalle finalità di terrorismo internazionale e dall’utilizzo dello strumento informatico e telematico. La pericolosità dell’indagato è stata avvalorata dal circuito relazionale - sia nazionale, sia internazionale - particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell’esaltazione del jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social. L'uomo inoltre avrebbe frequentato l'associazione culturale Al Nur di Milano, di orientamento sunnita, e due minorenni che pregavano nello stesso centro di via Chiarissimi e che avrebbe tentato di indrottinare con tesi estremiste


Le parole sul Covid

In un'intercettazione del 27 marzo, è stato rilevato che l'uomo avrebbe commentato che l'emergenza Covid «è una cosa di Allah, una cosa positiva» perché «la gente sta impazzendo» e per i non musulmani «tutto l''haram' adesso è difficile farlo», ossia sono stati tolti loro i vizi. Emerge dall'inchiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti, che ha portato oggi all'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Guido Salvini.

I rapporti con un detenuto in Calabria

Il 38enne avrebbe fornito «assistenza economica» con tre vaglia, per un totale di 400 euro, a Ghassen Hammami detenuto nel carcere di Rossano Calabro perché arrestato in un'indagine dei pm di Perugia sempre per istigazione al terrorismo. Emerge dall'ordinanza cautelare. Hammami, tra l'altro, come risulta dalle intercettazioni, «è la persona che lo ha convertito e radicalizzato». I due hanno tenuto anche un «rapporto epistolare» mentre Hammami era in carcere.

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