Ore decisive per un accordo tra M5s-Pd: «Molto da fare sui contenuti». I grillini: «Chiariscano su Conte»

Fonti interne ai partiti confermano che Nicola Zingaretti non farà parte di un nuovo governo. I dem invocano discontinuità a partire dalla scelta delle persone che andranno a comporre in prossimo esecutivo mentre i pentastellati puntano al ritorno del premier uscente

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di Redazione
27 agosto 2019
07:01
Il segretario Zingaretti e il ministro Di Maio
Il segretario Zingaretti e il ministro Di Maio

Ore decisive per un accordo di governo tra dem e 5 Stelle. Dopo quattro ore di vertice a palazzo Chigi tra le delegazioni di M5S e Pd restano alcuni nodi da sciogliere. Al tavolo per il Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e Luigi Di Maio; per i democrat il segretario Nicola Zingaretti e il vice Andrea Orlando. Fonti Pd riferiscono che la strada è ancora in salita su programma e contenuti ed emergono differenze sulla manovra economica: «Siamo al lavoro ma c'è ancora molto da fare su contenuti e programma».

L’ipotesi del Conte bis

Dal M5S precisano però che «il Pd oggi non ci ha mai parlato di programmi o di manovra, bensì solo di ministeri». Inoltre, «dopo 4 ore di incontro il Partito democratico non ha ancora chiarito la sua posizione su Conte. È un momento delicato e chiediamo responsabilità, ma la pazienza ha un limite. L'Italia non può aspettare. Servono certezze». E ancora: «Aspettiamo la posizione ufficiale del Pd sul Conte bis. Non c'è chiarezza finora. I dem lo dicano chiaramente, Conte merita rispetto», sottolineano fonti qualificate pentastellate.


L’incontro a palazzo Chigi

Chi ha partecipato all'incontro a palazzo Chigi fa sapere che il confronto non è stato sui nomi ma sui contenuti e sul programma. Si conferma che Nicola Zingaretti non farà parte di un governo Pd-M5S. Quanto a Conte e il suo atteggiamento durante l'incontro, il premier uscente non si sarebbe sbilanciato troppo durante il colloquio. «E' stato un po' frenato», si spiega. Le delegazioni di M5S e Pd, a quanto si apprende, torneranno a incontrarsi in mattinata, alle 11.

La posizione di Di Maio

Non ci sarebbe un 'nodo' Di Maio, che nel governo uscente ha ricoperto il triplice ruolo di vicepremier, titolare del Mise e del ministero del Lavoro (e che negli ultimi 'totoministri' viene accreditato anche per dicasteri quali Difesa e Interno). «Ha carta bianca perché è lui che tratta», è il ragionamento che si fa in ambienti 5 Stelle. Tuttavia, nell'interlocuzione tra le due parti ci sono ancora alcuni scogli da superare e si continua a trattare per limare l'accordo.

Il tema della discontinuità

Il segretario dem ha continuato a invocare come un 'mantra' il tema della "discontinuità" nella composizione del prossimo esecutivo rispetto all'era gialloverde. Una discontinuità che passa per i contenuti, certo, ma anche per le persone. E che viene auspicata in queste ore non solo dal Partito democratico ma, a quanto apprende l'Adnkronos, anche da una fetta del gruppo parlamentare 5 Stelle. I riflettori sarebbero puntati su fedelissimi di Luigi Di Maio come Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, rispettivamente ministro della Giustizia e dei Rapporti con il Parlamento, percepiti da una parte degli eletti come troppo legati all'era grillo-leghista, ormai al tramonto. Del resto, a chiedere un taglio netto col passato in vista del dialogo col Pd, nel corso dell'ultima assemblea congiunta, era stato il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. Per quanto riguarda invece le new entry del nuovo team 'giallorosso', iniziano a salire le quotazioni degli attuali capigruppo di Senato e Camera, Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli.

 

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