Diffamò Salvini sui social, sacerdote condannato a pena pecuniaria

La vicenda risale al 2015 quando un prete della Brianza Lecchese pubblicò sul suo blog post ritenuti ingiuriosi nei confronti del leader della Lega che lo querelò

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di Redazione
11 novembre 2019
17:22
Matteo Salvini e Don Giorgio Capitani
Matteo Salvini e Don Giorgio Capitani

Don Giorgio De Capitani, 81 anni, sacerdote delle Brianza Lecchese, è stato condannato dal giudice di Lecco, Nora Lisa Passoni, per aver diffamato il leader della Lega, Matteo Salvini. Il giudice ha condannato il sacerdote al pagamento di 7.500 euro, oltre al risarcimento del danno all'ex ministro di 7mila euro. La vicenda risale al periodo tra marzo e ottobre 2015, quando il sacerdote pubblicò sul suo blog e sui social post ritenuti diffamatori nei confronti di Matteo Salvini che lo querelò.

 


Lo scorso 23 ottobre il leader del Carroccio Matteo Salvini, assistito dall'avvocatessa Chiara Eccher, si era presentato in tribunale a Lecco e aveva risposto alle domande del pm Paolo Del Grosso e degli avvocati Emiliano Tamburini e Marco Rigamonti, legali del sacerdote. Oggi nuova udienza in cui è stato sentito il teste chiave, Luca Morisi, responsabile della comunicazione del leader del Carroccio, e la deposizione di don De Capitani. Il pm ha chiesto la condanna a una pena pecuniaria di 10mila euro, mentre la difesa ha invocato l'assoluzione «perché il fatto non costituisce reato».

«La legge italiana è ottusa»

L'avvocatessa Chiara Eccher, legale di Matteo Salvini, si è dichiarata «soddisfatta della sentenza», mentre don Giorgio De Capitani, all'uscita dall'aula, ha ribadito quando detto nella deposizione: «La legge italiana è ottusa, ho pubblicato un commento sul ruolo e l'attività del politico, non sulla sua persona» si è difeso Don Giorgio, che si definisce un parroco di sinistra, perché «anche Gesù aveva fatto una scelta classista scegliendo i poveri». Don Giorgio dal pulpito e dal suo blog è solito non mandarle a dire. Negli ultimi anni la sua ira si è più volte abbattuta sul leader del Carroccio, che l'ex parroco di Monte di Rovagnate (Lecco) negli ultimi anni ha definito «pezzo di m…», «sciacallo», «morto di fame», «politicamente analfabeta». Epiteti che ora gli sono costati la condanna.

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