La nave militare italiana Duilio abbatte un drone lanciato dai ribelli yemeniti Houthi
Il cacciatorpediniere della Marina da inizio febbraio staziona nel Mar Rosso per garantire la sicurezza della navigazione alle imbarcazioni commerciali. Le minacce e poi l'attacco dal gruppo armato. Il ministro Crosetto: «Grave violazione del diritto internazionale»
Per la prima volta dall'inasprirsi della situazione in Medio Oriente, gli Houthi - gruppo armato dello Yemen - prendono di mira un'imbarcazione militare italiana che, già da febbraio, staziona nell'area per garantire la sicurezza della navigazione alle navi mercantili dirette verso Suez. Un drone, lanciato dallo Yemen, è volato in direzione del cacciatorpediniere della Marina militare "Carlo Duilio" facendo scattare immediatamente l'allerta a bordo e attivando i sistemi di autodifesa. Il velivolo è stato abbattuto a 6 chilometri di distanza dall'imbarcazione, grazie ad un equipaggiamento che può contare su tre cannoni, due mitragliere, un sistema missilistico antiaereo, due lanciarazzi, due lanciasiluri antisommergibile e un elicottero.
Gli Houthi lanciano così il loro primo attacco diretto all'Italia e rischiano di far precipitare la crisi nel Mar Rosso, da mesi ormai sotto attacco da parte dei ribelli yemeniti che, fino ad oggi, avevano effettuato raid solo verso imbarcazioni statunitensi e britanniche.
La nave militare italiana, presente nell'area da inizio febbraio, ha preso il posto della fregata Martinengo che tre settimane fa ha ricevuto il comando dell'operazione europea Atalanta. L'attacco di ieri appare essere l'ennesimo guanto di sfida lanciato dagli Houthi non solo all'Italia, ma all'Europa intera. Il Duilio, infatti, sarà l'ammiraglia che comanderà la flotta dell'altra missione europea, la Aspides, lanciata da Bruxelles il 19 febbraio scorso - per la sicurezza delle imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso e nel Canale di Suez - e in attesa del passaggio parlamentare che darà ufficialmente il comando all'ammiraglio Stefano Costantino. La prima discussione in Senato è stata calendarizzata per il prossimo 5 marzo.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parla di «grave violazione del diritto internazionale» e di «attentato alla sicurezza dei traffici marittimi». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, evidenzia il ruolo della Marina Militare che - scrive - «difende il diritto alla libera navigazione nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi».
Nei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni, durante l'incontro con il presidente statunitense Joe Biden alla Casa Bianca, aveva definito «inaccettabili» gli attacchi degli Houthi definendo la missione Aspides un'«importante risposta» europea contro il gruppo ribelle yemenita. Tre giorni fa, invece, era toccato alla fregata tedesca "Hessen", anche lei parte della flotta di Aspides, far fronte ad un attacco degli Houthi. Per la prima volta, anche in questo caso, l'imbarcazione aveva respinto due droni «in rapida successione» diretti proprio verso la fregata.
«Questi attacchi - chiosa Crosetto - sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri».
L'avvertimento degli Houthi all'Italia era arrivato già nelle passate settimane quando i vertici del gruppo terroristico avevano detto che, assumendo il comando di Aspides, «l'Italia mette a repentaglio la sicurezza delle sue navi militari e commerciali».
«Colpiremo le navi che aggrediscono il nostro Paese o che ostacolano la decisione di impedire alle navi israeliane di attraversare il Mar Rosso», la minaccia dei ribelli che dall'inizio della guerra a Gaza si muovono - a loro dire - in sostegno al popolo palestinese. «Le minacce nei nostri confronti - ribadì allora il ministro Crosetto - sono parte della loro guerra ibrida. Attaccare navi commerciali di nazioni estranee a ciò che accade a Gaza, disseminare false informazioni, lasciar passare liberamente nel Mar Rosso le navi russe e cinesi ma non le altre, minacciare l'Italia per l'assunzione del comando tattico dell'operazione Aspides sono tentativi di minare la coesione nostra e dell'Unione Europea».