Europa alle urne, Olanda e Regno Unito i primi. Pressing dimissioni per la May

Nella giornata delle Elezioni Europee del 2019 sale la tensione in Gran Bretagna con l’estremo tentativo della premier di riproporre a Westminster la ratifica dell’uscita dall' Ue

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23 maggio 2019
11:41

Si aprono le danze delle Elezioni Europee 2019 in Olanda e Regno Unito, i primi due paesi che votano, oggi, per il rinnovo del Parlamento europeo e che danno quindi il via alla tornata elettorale che vede coinvolti i 28 paesi membri dell'Ue e si concluderà domenica 26 maggio. Le urne in Gran Bretagna, all'ombra della Brexit, chiuderanno alle 22 mentre nei Paesi Bassi i seggi saranno accessibili dalle 7,30 alle 21.

Il voto nei Paesi Bassi

In Olanda, dove sono chiamati alle urne 13,5 milioni di persone (3,6% sono cittadini di altri Paesi Ue), occhi puntati sull'euroscettico Thierry Baudet, fondatore solo due anni fa del Forum della Democrazia che, secondo i sondaggi, potrebbe battere i liberali del primo ministro Marke Rutte. Al termine delle operazioni di voto nei Paesi bassi sono previsti gli exit poll, ma le proiezioni e i risultati finali sono in programma a partire da  domenica sera quando avranno finito di votare in tutti i Paesi membri. L'Olanda deve eleggere 26 deputati che diventeranno 29 se il Regno Unito riuscirà a trovare una soluzione per uscire dall'Ue prima del 2 luglio, in questo caso i suoi eurodeputati dovranno rinunciare ai seggi nell'emiciclo di Strasburgo.


Gran Bretagna nel clima della Brexit

I cittadini del Regno Unito si recheranno oggi alle urne per eleggere i loro eurodeputati, pensando però alla Brexit dopo la giornata caotica di ieri in cui la premier Theresa May è stata di nuovo sotto attacco all'interno del suo stesso partito. Secondo il Times, il primo ministro britannico sarà costretta alle dimissioni subito dopo le elezioni europee. La prossima settimana potrebbe allora arrivare il passo indietro decisivo dopo le tante voci a riguardo. E già si scaldano i possibili successori, in primis l'ex ministro Boris Johnson. E la soluzione sulla Brexit? Sulla questione, c’è ancora da aspettare.

Downing Street, però, prova ad allontanare le voci mediatiche su un'ipotetica uscita di scena imminente di Theresa May dalla poltrona di premier e di leader Tory. «Il primo ministro - reagisce un portavoce - è concentrata sul lavoro immediato. E ciò che le ultime 24 ore hanno dimostrato è che si tratta di un lavoro pesante».

Intanto la leader Tory incalza in un estremo tentativo di riproporre a Westminster entro il 7 giugno la partita della ratifica della Brexit dopo le bocciature a ripetizione e gli inestricabili veti incrociati dei mesi scorsi. Le modifiche al piano per la Brexit annunciate dalla premier, in particolare la possibilità di indire un nuovo referendum, in sintesi, non sono state accolte con favore. Il testo della legge di attuazione del recesso dall’Unione Europea (Withdrawal Agreement Bill) - indicando l'approvazione a giugno come premessa per lasciare l'Ue a luglio - è stato concepito come uno sforzo di compromesso con le opposizioni ma ha finito con lo scontentare tutti o quasi. 

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