Paolo Romani lascia Berlusconi e va con Toti: «FI ha più eletti che elettori»

L’ex esponente storico del partito ha annunciato che oggi sarà dal notaio con altri parlamentari per dare vita a “Cambiamo” la nuova compagine del governatore della Liguria

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di Redazione
7 agosto 2019
11:37
Giovanni Toti e Paolo Romani
Giovanni Toti e Paolo Romani

L’esponente storico del partito di Silvio Berlusconi, Paolo Romani, ha confermato l’uscita da Forza Italia per salpare sulla nuova barca di Giovanni Toti: il governatore della Liguria aveva già annunciato la rottura con Fi qualche giorno fa.

 


Toti ha annunciato che il nuovo partito si chiamerà “Cambiamo” e si rivolgerà al centrodestra moderato, nonostante le sue posizione siano più vicine a Salvini di quanto fossero quelle di Forza Italia.

 

Parole dure di Paolo Romani nei confronti di Forza Italia quando - in un’intervista rilasciata a Repubblica - dichiara che «è precipitata al sei per cento, i conti non tornano. A Silvio Berlusconi, a cui devo riconoscenza infinita, già anni fa avevo chiesto di prevedere forme di partecipazione dal basso, un partito più orientato sul digitale. Non è successo nulla».

 

E lancia una stoccata al partito di Berlusconi: «Oramai ha più eletti che elettori», ha detto annunciando che oggi alle 11.30 saranno dal notaio per formare il nuovo partito “Cambiamo”, insieme a Quagliariello, Vitali, Berrutti ed altri parlamentari. Il partito di Toti è dato al 2% secondo gli ultimi sondaggi elettorali, secondo quanto riportato da Repubblica.

Salvini, il dominus del centrodestra

Per Romani il «dominus nel centrodestra oggi non è più Berlusconi, ma Salvini», per questo ha preso la decisione di lasciare, per andare in un partito che probabilmente si potrà alleare con la Lega in futuro. E prosegue: «Vogliamo riconquistare quegli elettori che ci hanno abbandonati, collocandoci alla sinistra della Lega».

 

Alla domanda del giornalista di Repubblica sul perché invece Salvini sia quotato al 38 per cento, lui risponde: «Perché la sinistra ha sottovalutato il problema della sicurezza, che è ritenuta la prima emergenza per gli italiani. Prenda Milano, dove il 28 per cento che lavora non è nato in Italia, ma il problema è dato da quei 200 stranieri che importunano le persone davanti alla stazione».

 

E sul potenziale rischio di “fare da stampella” alla Lega, sdrammatizza: «È un rischio possibile, siamo talmente piccoli. Ma la politica è fatta di progetti, di speranze, bisogna rischiare. Se siamo al minimo storico vuol dire che c'è un problema».

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