Omicidio Roma, «il movente è lo zaino pieno di soldi per comprare droga»

È quanto riportato nel decreto di fermo per il delitto di Luca Sacchi fuori da un pub: Valerio Del Grosso e Paolo Pirino erano intenzionati a rapinare lui e la fidanzata dei 2mila euro che sapevano detenere nello zainetto della donna senza consegnare lo stupefacente

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di Redazione
26 ottobre 2019
09:48
Luca Sacchi e la fidanzata
Luca Sacchi e la fidanzata

Avrebbero dovuto consegnare della droga a un gruppo di amici della vittima Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due fermati per l'omicidio di Luca Sacchi, il giovane freddato con un colpo di pistola in testa fuori da un pub di Roma. Inizialmente si era pensato ad un classico scippo finito in tragedia. «Ma in realtà erano intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano detenere in uno zaino dalla donna, senza consegnare la droga», si legge nel decreto di fermo del pm, di cui l'Adnkronos ha preso visione. L'omicidio, dunque, si è consumato dopo un tentativo di rapina legata alla vendita di hashish, che Anastasia, la fidanzata di Sacchi, aveva chiesto ai due di procurarle. Ma la quantità di soldi che la ragazza aveva nello zaino ha spinto i due a scipparla. Poi il tentativo di difesa da parte di Luca finito nel sangue.

 


I due 21enni, per i quali oggi ci sarà l'interrogatorio di convalida del fermo, «a bordo di una Smart di colore chiaro, armati di un revolver calibro 38 e di una mazza da baseball in via Teodoro Momsen e all'uscita del pub John Cabot» si sono avvicinati alla vittima e alla fidanzata Anastasia. Era lei che aveva sulle spalle lo zaino con i soldi (circa 2mila euro). E, come si legge nel decreto, mentre Paolo Pirino colpiva alla nuca la ragazza con una mazza intimandole di consegnare lo zaino, «Del Grosso alla reazione di Sacchi che affrontava l'aggressore esplodeva «contro la vittima un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata in direzione del capo». È stato lo stesso Valerio Del Grosso a guidare gli investigatori «in tre posti diversi dove aveva nascosto rispettivamente la borsa, l'ogiva e il portafogli» che sono stati recuperati e «un quarto posto impervio dove aveva gettato il tamburo dell'arma e la mazza utilizzata nel delitto».

«La droga non c’entra niente»

Ma Anastasia, la fidanzata di Luca Sacchi continua a ribadire che loro non erano lì per uno scambio di droga ma «per guardare il fratellino più piccolo che stava dentro al pub. Luca non è quello che dicono, Luca è l'amore, non ci sono altre definizioni». «Luca - racconta la ragazza in lacrime - ha tentato di proteggermi». La giovane parla di una botta in testa, «ho visto tutto bianco, non capivo. Ricordo solo che quando mi sono alzata sono andata a vedere come stava Luca. Poi mi hanno detto che Luca aveva visto che mi stavano per picchiare, perché mi hanno dato un'altra bastonata sulla schiena, e l'ha atterrato, l'ha preso, l'ha caricato, l'ha buttato a terra e lì penso che si siano spaventati perché Luca è uno sportivo, un ragazzo grosso, si allena sempre. Mi ha voluto proteggere».

 

Dopo aver comunicato l’autorizzazione «per l'espianto degli organi che sono stati donati», l'avvocato della famiglia di Luca Sacchi, Domenico Pavone, ha sottolineato come l'espianto sia «stato regolarizzato dall'ospedale con esami clinici, tossicologicamente negativi a qualsiasi uso di stupefacenti, quindi la salute del ragazzo era perfetta e non faceva uso di stupefacenti».

Le ore successive al delitto

A ricostruire le ore successive al delitto è la fidanzata di Del Grosso. Lui che, mentre era in auto con lei, più volte durante il tragitto si era fermato a parlare con diverse persone, un atteggiamento che ha insospettito la ragazza. Ma a lei racconta in un primo momento solo di una bastonata, «non specificandomi il motivo e il soggetto vittima». Poi la notte in un hotel con lei che continua a chiedere al ragazzo cosa sia successo: «Valerio aggiungeva a quanto riferito in precedenza che era successo un casino e che lui nella circostanza aveva esagerato nel comportarsi». La mattina presto la coppia lascia l'albergo perché la ragazza deve andare a lavorare.

 

Anche Del Grosso va al lavoro: è aiuto pasticciere in un laboratorio a Casal Monastero. «È venuto a lavoro come ogni giorno poi verso ora di pranzo ha detto di non sentirsi bene ed è andato via», ha raccontato la moglie del titolare della pasticceria. La coppia si rivede per pranzo per poi separarsi nuovamente fino a sera. E' uno degli amici con cui si vedono a prendere da parte la ragazza e chiederle se fosse a conoscenza «di cosa fosse successo e di cosa avesse combinato Valerio. Alla mia risposta negativa (...) mi raccontava dell'accaduto suggerendomi di andare a vedere su internet gli articoli che raccontavano dell'accaduto». Subito dopo la ragazza dice di aver chiesto a Valerio ulteriori spiegazioni così che lo stesso «mi riferiva che aveva sparato in testa a una persona non specificandone le spiegazioni». Del Grosso le avrebbe chiesto di accompagnarla in un albergo per fargli compagnia, «mi rifiutavo a tale richiesta e mi limitavo ad accompagnarlo al Cervara Hotel Park, dove precedentemente su indicazioni dello stesso, prenotavo a mio nome e con un mio documento una stanza». Dopo essersene andata via, la ragazza - fermata da una pattuglia della Polizia - ha raccontato ciò di cui era stata testimone e «dava loro indicazione dove potevano rintracciare Valerio».

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