Terminati per il boss di San Giuseppe Jato i 4 anni di libertà vigilata che gli furono imposti dopo la scarcerazione. Responsabile di decine di omicidi, ha collaborato con la giustizia e oggi vive sotto protezione
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Giovanni Brusca, il boss che azionò il telecomando nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992, è dal primo giugno un uomo libero. A fine maggio sono trascorsi i 4 anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, ultimo debito con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato che si è macchiato di decine di omicidi e che, dopo l'arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia.
Brusca – che schiacciò il telecomando a Capaci provocando la morte dei giudici Falcone e Morvillo e degli agenti di scorta e fece uccidere e sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, tenuto per due anni e due mesi in prigionia - non ha più l'obbligo di stare a casa dalle otto di sera alle otto del mattino né di firmare tre volte alla settimana nella caserma dei carabinieri del luogo in cui risiede.
In tutto ha scontato 25 anni di carcere: roventi polemiche seguirono la sua scarcerazione e la decisione di sottoporlo alla libertà vigilata nel 2021. Brusca continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione.