Circa la 'porzione' di Medio Oriente,segnatamente la Penisola araba e i vari Emirati del Golfo Persico (tale accezione più in voga per i musulmani sciiti iraniani, mentre Golfo Islamico, per i 'dirimpettai' sunniti)- dovremmo compiere una riflessione seria.
Essa, d'altronde, è o sarebbe così e talmente, seria, al punto tale da investire anche i Paesi rivieraschi Mediterranei, di codesto 'cosmo', ovvero Turchia, Siria, Libano, Egitto, senza dimenticare Israele.


Si faccia, ordunque, bene attenzione poiché il tutto potrebbe essere un gioco degli specchi, laddove la sola Dubai -Sceiccato degli Emirati Arabi Uniti- viene da tutti o quasi, considerata l'Eldorado degli investimenti.
Niente di più falso ed estremamente pericoloso, poiché questo lembo di terra è l'unico a non avere gas e petrolio (contrariamente ai feudi attigui e contigui), ma si regge su una ufficiale e potenzialmente scriteriata speculazione finanziaria, la quale già è esplosa nel recente passato, ovvero il dicembre 2009 (allorquando a garantite i debiti di Dubai, per l'appunto, furono tutti gli Emiratini, anche quelli di Abu Dhabi, capitale degli EAU).


Viceversa, nessuno 'scommette' -un po per miopia, un po' per misconoscenza (ovviamente dell'area!)- sul Kuwait o su Doha, mentre si continua a 'martellare', solo su Dubai (banalissima Disneyland nel deserto), oppure da poco sul Qatar.
Così facendo, si tralasciamo le splendide potenzialità in atto dell'Oman, oppure sulla sponda mediterranea il miracolo resiliente della ripresa libanese.
Il tutto, chiaramente, in assenza di qualsivoglia scommessa sul 'mondo' che cambia, ovvero l'Iran non puoi stabile e immutabile, non solo a seguito dell' 'actualis Trump facere'.