Nessun commento, nessuna replica: basta un video con Mia Martini in sottofondo per riaprire un conto rimasto in sospeso
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Colpisce e scappa. Non commenta, non spiega, non accusa. Ilary Blasi sceglie un linguaggio più tagliente delle parole: quello della memoria. E mentre Luciano Spalletti viene congedato dalla Nazionale dopo la disfatta contro la Norvegia, lei posta su Instagram un video dal terrazzo di casa, sorridendo sulle note di Piccolo uomo di Mia Martini. Nessun bisogno di didascalie. Chi conosce la storia capisce. E chi non la conosce, può facilmente intuirla.
Perché Piccolo uomo, nel mondo di Ilary, non è mai stata una semplice canzone. È stato un epiteto. Una sentenza. Una ferita che si riapre ogni volta che Spalletti rientra nella narrazione. Era il marzo 2016 quando Ilary, allora ancora moglie di Francesco Totti, si schierò senza filtri contro l’allenatore della Roma, colpevole – ai suoi occhi – di umiliare il marito nell’anno del suo tramonto calcistico. «Ha dimostrato di essere un piccolo uomo», disse in diretta televisiva. Una frase che fece rumore più di mille titoli, diventando un’arma affilatissima.
Da allora, ognuno ha preso la sua strada. Totti ha chiuso con la Roma, poi con Ilary. Spalletti è passato da Milano a Napoli, poi alla guida azzurra. E Ilary, tra un reality e un divorzio da rotocalco, ha lasciato sedimentare. Finché non ha deciso di parlare di nuovo. A modo suo. Il contesto, stavolta, è tutto. Luciano Spalletti è appena stato messo alla porta dalla Nazionale dopo una prestazione da dimenticare. E nel frattempo, nel silenzio domestico di una terrazza romana, Ilary fa partire le note di Piccolo uomo. Nessuna parola. Solo la voce struggente di Mia Martini e un sorriso ammiccante. Per molti, una provocazione sofisticata. Per altri, una vendetta postdatata.
A riaccendere la miccia, in realtà, era stato proprio Spalletti qualche settimana fa. Nella sua biografia Il paradiso esiste… Ma quanta fatica, scritta con Giancarlo Dotto, il tecnico era tornato su quell’insulto del 2016. E lo aveva restituito al mittente: «Può capitare, nel corso di una vita, di essere un piccolo uomo o una piccola donna. Certamente lo è stata lei quando si è permessa di rivolgersi a me in quel modo. Cosa della quale, immagino, si sarà pentita».
Se si aspettava un passo indietro, ha ricevuto un passo di danza. Sulle note di quella stessa canzone, lanciata come una stilettata nei giorni peggiori. Ilary non cancella, non rettifica. Rilancia. E lo fa usando lo stesso titolo, la stessa voce, la stessa definizione. Per dire, senza dirlo, che lei di quel giudizio non si è mai pentita. Anzi. Lo ribadisce.
Sui social i fan hanno capito al volo. L’allusione è diventata virale. “Piccolo uomo” è tornato ad accompagnare il nome di Spalletti, come una maledizione che si ripete. E Ilary, ancora una volta, ha saputo toccare il tasto giusto senza nemmeno sollevarsi in punta di voce. Perché a volte basta una canzone, per rimettere in scena un duello mai concluso.