Il caso

L’Inps lo crede morto e chiede indietro due mesi di pensione, ma è vivo: la disavventura di un 66enne pugliese

All'istituto di previdenza sociale l'uomo risultava deceduto, da qui la richiesta alla banca di restituire le due mensilità riscosse dopo la presunta data della morte

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di Redazione Attualità
5 marzo 2024
23:00

Per l'Inps risulta deceduto e per questo motivo l'istituto di previdenza sociale ha chiesto alla banca presso cui aveva il conto corrente la restituzione delle due mensilità della pensione riscosse dopo la presunta data del decesso. Ma il destinatario della procedura è vivo: si tratta di un uomo di 66 anni di Foggia.

«All'Inps - racconta Nando, il protagonista della vicenda - risulta che io sia deceduto l'1 dicembre del 2023, ragione per la quale le mensilità ricevute nei mesi di gennaio e febbraio 2024 andavano restituite. Sono stato avvisato dal mio istituto di credito presso cui avevo il conto che nel frattempo ho spostato in un'altra banca».


L'uomo si è così rivolto all'Inps e alla sua richiesta di chiarimenti «i funzionari dell'ente - spiega il 66enne - hanno dichiarato di aver risolto l'equivoco per cui non sono tenuto a restituire le due mensilità. Nel database dei pagamenti risulta disposto anche lo sblocco degli emolumenti di marzo, che dovevano essere pagati il primo giorno del mese. Ho comunicato all'istituto di credito presso cui ho spostato il mio conto che avevo risolto e che di lì a poco avrebbero accreditato la pensione. Cosa che ad oggi non è invece avvenuta». Una vera e propria - inspiegabile - disavventura per il pensionato pugliese.

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