Cosa sta davvero succedendo a Khaby Lame? È la domanda che rimbalza da un social all’altro dopo che la notizia dell’arresto della star di TikTok, accusata di aver violato le leggi sull’immigrazione statunitense, è stata rilanciata da alcuni siti conservatori e dall’influencer americano Bo Loudon, vicino a Barron Trump. Secondo Loudon, Khaby Lame sarebbe stato fermato a Las Vegas e ora si troverebbe in un centro di detenzione dell’Ice, l’agenzia federale americana per il controllo dell’immigrazione. Una notizia esplosiva, che ha acceso la curiosità di milioni di utenti. Ma al momento, la conferma ufficiale non c’è.

Khaby Lame, 25 anni, è il tiktoker più seguito al mondo con oltre 160 milioni di follower. Originario del Senegal, è diventato cittadino italiano e ha costruito la sua popolarità con video semplici e ironici, in cui “smonta” con un gesto le complicazioni inutili della vita quotidiana. Non proprio un personaggio divisivo. Eppure, il post di Loudon – in cui lo definisce “star di TikTok di estrema sinistra” – è stato ripreso in modo virale sui canali trumpiani, alimentando un tam-tam mediatico che in poche ore ha fatto il giro del mondo.

Il presunto arresto, però, non trova riscontro nelle fonti ufficiali. Il database pubblico dell’Ice, dove vengono elencati i detenuti sotto custodia, non riporta il nome di Khabane Serigne Lame. Anche gli elenchi aggiornati delle operazioni più recenti non contengono traccia del giovane. In pratica, a oggi la notizia è priva di conferme.

A complicare il quadro, il silenzio della famiglia di Lame. Chi da mesi gestisce la sua immagine e la sua carriera – dopo il distacco dall’ex manager Nicola Paparusso – non ha ancora rilasciato dichiarazioni. Paparusso, interpellato, ha spiegato: «I nostri rapporti si sono interrotti da qualche mese, ora si occupa di lui la famiglia dal Senegal. Ma Khaby è un bravo ragazzo: se davvero fosse in arresto, sarebbe probabilmente per una questione amministrativa, come un visto non valido o un problema fiscale». Un’ipotesi realistica, considerando quanto siano rigide le regole americane sui visti di lavoro e sulle tasse per chi lavora negli Usa.

Del resto, non sarebbe la prima volta che un artista europeo si scontra con la burocrazia statunitense. Le violazioni amministrative sui visti o sul fisco sono spesso causa di brevi fermi e di procedure di regolarizzazione. In genere, si risolvono in pochi giorni e non si traducono in vere e proprie “detenzioni”. Ma nel clima teso che circonda la questione migratoria americana, il solo sospetto è bastato a trasformare l’indiscrezione in un caso globale.

Non aiuta il fatto che la vicenda sia stata cavalcata da canali mediatici vicini alla destra populista americana, che spesso usano i temi legati all’immigrazione per alimentare tensioni politiche. L’etichetta di “star di estrema sinistra” appiccicata a Khaby appare, a dir poco, forzata: l’influencer italiano non ha mai preso posizione politica, preferendo mantenere un profilo neutrale e concentrarsi sui suoi contenuti di intrattenimento.

Per il momento, la storia rimane sospesa. Senza conferme ufficiali e senza smentite dal diretto interessato, l’unica certezza è che la viralità di Khaby Lame è tale da far esplodere anche un semplice sospetto. Un segno dei tempi, dove la verità si perde spesso in un mare di notizie incerte e di retorica politica.

In attesa di chiarimenti, resta un insegnamento: la viralità può trasformare qualsiasi voce in un fenomeno globale, anche senza prove. E forse, per un ragazzo che ha costruito la sua fama proprio sul ridicolizzare le complicazioni inutili, non potrebbe esserci paradosso più grande.