Marco Crocitta ha confermato l’amicizia con la madre della escort, precisando però di non avere niente a che fare con quanto accaduto: «Ho solo cercato di capire e starle vicino»
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Le indagini sulla scomparsa di Denisa Maria Adas, la giovane escort romena scomparsa a Prato lo scorso 15 maggio, hanno fatto un passo importante con le prime dichiarazioni dell’avvocato calabrese di 45 anni, ora indagato per sequestro di persona. Si chiama Marco Crocitta. L’uomo ha parlato con Il Messaggero, cercando di chiarire la propria posizione in questa intricata vicenda.
Le parole dell’avvocato
Al quotidiano l’avvocato ha negato ogni coinvolgimento diretto nella sparizione di Denisa, sostenendo di essere estraneo ai fatti e di non aver mai avuto alcun ruolo nel suo allontanamento: «È falso, la mia posizione è quella di un povero professionista che suda la pagnotta, non faccio questi atti criminali. Mi sto muovendo fra Sardegna e Calabria, a Prato non ci sono mai stato in vita mia».
Ha inoltre dichiarato di essere stato sorpreso dall’iscrizione nel registro degli indagati, sottolineando di non avere alcuna responsabilità e di essere disponibile a collaborare con le autorità per fare chiarezza sulla vicenda.
Le accuse e le indagini in corso
L’indagine, ancora in fase embrionale, si concentra su diversi elementi raccolti dagli investigatori, tra cui le testimonianze di alcune persone vicine alla giovane e le analisi di tracce trovate nella stanza dove Denisa alloggiava. In particolare, a tirare in ballo l’avvocato sono state le dichiarazioni di un’amica della giovane. Secondo quanto emerso finora, l’uomo sarebbe stato coinvolto in un giro di romeni che avrebbe costretto Denisa a lavorare per loro, con violenze e minacce.
La madre della escort scomparsa è sotto indagine per false dichiarazioni ai pm: averebbe omesso di dire che sapeva di un presunto sequestro di persona nei confronti della figlia e che un avvocato si era offerto di fare da mediatore.
Crocitta, dal canto suo, non nega i rapporti con la madre di Denisa, con la quale da quanto risulta ci sarebbero state diverse telefonate: «Io non rinnego l’amicizia, che è per sempre. Avevo seguito il compagno della signora Cristina per un caso, è così che siamo rimasti in contatto. Lei mi ha raccontato meglio di quel che era successo e io ho solo cercato di capire e starle vicino».
La Procura di Prato ha intanto annunciato che proseguirà con le verifiche, analizzando anche i telefoni e le tracce genetiche trovate nella stanza.