Legittima difesa, Mattarella promulga la legge ma scrive alle Camere

Il presidente della Repubblica nella missiva sottilinea diverse criticità e precisa: «Non attenua il ruolo dello Stato»

di Redazione
26 aprile 2019
12:37

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge recante modifiche al codice penale e in materia di legittima difesa ed ha contestualmente inviato una lettera ai presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, e al presidente del Consiglio dei ministri, Conte.

«Il ruolo dello Stato non verrà indebolito»

Innanzitutto, Mattarella assicura che - «il ruolo dello Stato non viene indebolito dalla nuova normativa»; lo stato di «grave turbamento», poi, deve essere «effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta»; infine la sottolineatura riguardo al fatto che risulta 'non ragionevole' la disparità di trattamento tra furto e rapina.


«Ho promulgato in data odierna la legge recante: 'Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa' - scrive Mattarella -. Il provvedimento si propone di ampliare il regime di non punibilità a favore di chi reagisce legittimamente a un'offesa ingiusta, realizzata all'interno del domicilio e dei luoghi ad esso assimilati, il cui fondamento costituzionale è rappresentato dall'esistenza di una condizione di necessità. Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l'azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia».

Mancano garanzie fuori domicilio e in caso di rapina

«L'art. 2 della legge - prosegue il Capo dello Stato - modificando l'art.55 del codice penale, attribuisce rilievo decisivo 'allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto': è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta».

Sull'introduzione del concetto di «grave turbamento» il presidente Mattarella sottolinea che  non può essere invocato «soggettivamente» da chi ha sparato. Se fosse una scriminante sempre e comunque colui che ha sparato potrebbe dire di essere stato in stato di grave turbamento per evitare il processo per eccesso di legittima difesa. Bisogna invece che questo stato di grave turbamento sia riconosciuto oggettivamente.

«Devo rilevare che l'articolo 8 della legge stabilisce che, nei procedimenti penali nei quali venga loro riconosciuta la legittima difesa 'domiciliare', le spese del giudizio per le persone interessate siano poste a carico dello Stato, mentre analoga previsione non è contemplata per le ipotesi di legittima difesa in luoghi diversi dal domicilio».

I punti importanti della lettera del Capo dello Stato sono i seguenti: la normativa sulla legittima difesa, prevista dal Codice Rocco e ancora vigente, prevede la condizione di "necessità" che non può essere abolita dalla nuova legge perché sarebbe contraria ai principi costituzionali. In altre parole perché la difesa sia legittima deve continuare a sussistere la necessità di difendersi da un pericolo attuale (ossia in atto, contemporaneo) di un'offesa ingiusta. 

«Segnalo, infine - conclude -, che l’articolo 3 della legge in esame subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo ma che lo stesso non è previsto per il delitto di rapina. Un trattamento differenziato tra i due reati non è ragionevole poiché - come indicato dalla Corte costituzionale, nella sentenza n. 125 del 2016 - 'gli indici di pericolosità che possono ravvisarsi nel furto con strappo si rinvengono, incrementati, anche nella rapina'».

Anm: «Piena adesione»

«Piena adesione a quanto segnalato da Mattarella». Pasquale Grasso, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, commenta così la promulgazione della legge di riforma della legittima difesa e le considerazioni contenute nella lettera di Mattarella. «E' legge dello Stato. Nella concreta applicazione, se emergeranno dubbi di costituzionalità - sottolinea Grasso - saranno sottoposti al vaglio della Consulta».

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