Entrata in vigore la norma anti-Slapp: i giudici potranno archiviare cause infondate e sanzionare chi le promuove. L’Italia dovrà recepirla entro il 2026
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C'è un'arma che usa il potere per zittire i giornalisti, soprattutto quelli scomodi, i giornalisti di inchiesta. Quelli che raccontano la verità presa direttamente dai fatti, raccontate dai testimoni, in grado di mettere in imbarazzo i potenti di turno. Si chiamano querele temerarie e da troppo tempo vengono usate come un'arma, un modo per spaventare chi scrive, chi racconta, chi realizza inchieste. Si tratta di veri e propri strumenti di pressione, ma lo scopo non è quello di fare giustizia, o di far conoscere una verità che potrebbe essere anche scomoda. Basta un articolo approfondito, un’inchiesta, tutto quello che tocca determinati interessi, e parte la querela con richieste di risarcimenti milionari. Ma come abbiamo scritto in premessa, l’obiettivo non è ottenere giustizia, ma spaventare chi scrive.
Ma finalmente interviene l’ Europa. È infatti entrata in vigore lo scorso maggio la direttiva UE 2024/1069, nota come direttiva anti-SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation). Il suo obiettivo è chiaro: proteggere giornalisti, scrittori, ricercatori e chiunque contribuisca alla scoperta della verità, da azioni legali con il chiaro scopo intimidatorio.
Querele intimidatorie: minaccia alla democrazia
La Commissione europea è stata chiara e netta nel definire le SLAPP “una minaccia diretta alla democrazia e alla libertà di espressione”. Secondo un rapporto del Centro europeo per la libertà dei media (ECPMF), negli ultimi cinque anni in Europa si sono registrate oltre 570 cause di questo tipo, di cui più di un terzo in Italia, Spagna e Polonia. Nel nostro Paese, secondo Ossigeno per l’Informazione, circa il 70% delle querele per diffamazione si conclude con l’archiviazione: un dato che racconta meglio di ogni commento la natura intimidatoria di molte di esse.
Andando ad esaminare la direttiva europea, vediamo che essa introduce alcune tutele cruciali:
• la possibilità per i giudici di archiviare rapidamente le cause considerate abusive;
• la protezione giuridica per chi viene querelato ingiustamente, con la possibilità di chiedere il rimborso delle spese legali;
• sanzioni per chi avvia procedimenti infondati;
• e, per la prima volta, un riconoscimento esplicito del valore pubblico del giornalismo d’inchiesta.
“Le querele bavaglio non solo limitano la libertà di stampa, ma impoveriscono il dibattito democratico – ha ricordato la vicepresidente della Commissione, Věra Jourová –. Con questa direttiva proteggiamo chi informa i cittadini e smascheriamo gli abusi del potere legale”.
La Fnsi: «L’Italia non può aspettare due anni»
L’Italia, campione di querele temerarie e intimidatorie, dovrà ora recepire la direttiva entro il 2026, adeguando le proprie norme sulla diffamazione, ancora oggi tra le più severe d’Europa.
La Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha chiesto al governo di accelerare i tempi per recepire la direttiva: “Non possiamo aspettare due anni – ha dichiarato il presidente Vittorio Di Trapani –. Le querele temerarie sono un costo umano, economico e professionale che colpisce chi esercita un diritto costituzionale: quello di informare”.
Difendere i giornalisti da cause temerarie significa difendere la libertà di informazione, ma chiaramente significa difendere la libertà di tutti. Perché un Paese dove chi scrive ha paura di raccontare la verità, è un Paese che smette di essere libero.
Cosa prevede la direttiva anti-SLAPP in 5 punti
• Archiviazione rapida: i tribunali possono respingere immediatamente le cause manifestamente infondate.
• Rimborso delle spese: chi viene querelato ingiustamente può chiedere il rimborso integrale delle spese legali.
• Sanzioni per chi abusa del diritto: chi promuove cause intimidatorie può essere condannato a pagare una somma a titolo di deterrente.
• Protezione transfrontaliera: le tutele valgono anche se la causa è intentata in un altro Paese UE.
• Tutela del giornalismo d’inchiesta: riconosciuto come attività essenziale per la democrazia e quindi meritevole di protezione rafforzata.

