Lo scontro si infiamma dopo le parole degli ministro degli Esteri di Forza Italia che cita anche Mussolini. La Lega insorge, i presidenti delle Regioni chiedono una svolta. Meloni prende tempo ma gli alleati si dividono su tutto, anche sul fisco
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Stefano Carofei
La discussione sul terzo mandato per i governatori infiamma la maggioranza, con toni sempre più accesi. Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha usato un paragone destinato a far discutere: "Anche Mussolini ha vinto le elezioni, anche Hitler aveva vinto le elezioni". Una frase che ha provocato la dura reazione della Lega, soprattutto tra i governatori, che l'hanno definita "parole grevi, offensive, fuori luogo".
Il Consiglio federale del Carroccio, convocato da Matteo Salvini, ha registrato un clima teso. I presidenti di Regione leghisti – Luca Zaia, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga – si sono detti sconcertati, e hanno insistito per convocare rapidamente un vertice di maggioranza, al fine di discutere formalmente una proposta. Da parte sua, Salvini ha cercato di mantenere toni bassi, pur ribadendo che "la posizione della Lega sul terzo mandato è chiara da anni".
Meloni prende tempo, FI alza il muro
Nonostante Fratelli d’Italia abbia mostrato apertura al confronto, fonti di governo riferiscono che Giorgia Meloni non voglia accelerare sul dossier. Il tema non è stato affrontato nemmeno nel recente vertice di centrodestra a Palazzo Chigi, proprio per evitarne la natura divisiva.
Forza Italia ha ribadito il suo no alla modifica che consentirebbe ai presidenti di Regione di ricandidarsi oltre i due mandati. Tajani ha motivato così la sua posizione: "Non è una questione di volontà popolare… un governatore troppo tempo seduto su una poltrona rischia di far sì che ci siano rischi di autoritarismo, di incrostazioni di potere".
La strategia della Lega e le ipotesi in campo
Nel Carroccio si valuta come procedere: c’è chi sospetta che dietro la linea dura di FI si celi il tentativo di ottenere contropartite. L’ipotesi più percorribile, al momento, sarebbe un emendamento a un decreto legge già in esame, ma attualmente non esistono provvedimenti su cui innestare la norma. Anche intervenire sul disegno di legge in discussione in Senato – relativo alla composizione dei Consigli regionali – appare complesso, sia per i tempi che per l’opportunità politica.
Il termine per presentare emendamenti è fissato al 17 giugno e servirebbe comunque il coinvolgimento delle opposizioni. Inoltre, un eventuale decreto ad hoc potrebbe incorrere in rilievi del Quirinale.
Il peso del voto in Veneto e i dubbi di Fratelli d’Italia
La tempistica è resa ancora più delicata dall'avvicinarsi delle Regionali d'autunno, in particolare in Veneto, dove Luca Zaia al momento non è rieleggibile. Chi sostiene la riforma cerca strade alternative, ma l’incertezza resta alta. "Vedremo se la riflessione che stiamo facendo rientrerà per questa tornata delle regionali o farà per le prossime", osserva Francesco Filini di Fratelli d’Italia. Ma fonti vicine alla premier fanno capire che "sul terzo mandato non si va da nessuna parte".
Anche il fisco divide la maggioranza
Parallelamente, resta aperto anche il confronto sulla riforma fiscale. Giorgia Meloni punta al taglio dell’Irpef per il ceto medio, sostenuta da Tajani. Più scettico Maurizio Lupi (Noi Moderati), che sottolinea come "ridurre un punto di Irpef vale 4 miliardi e rischia di non avere un'incidenza reale".
Salvini, invece, rilancia la pace fiscale attraverso la rottamazione delle cartelle, definendola "complementare" e non alternativa alle proposte degli altri alleati. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sostiene la linea leghista: "I tempi ci sono. Adesso bisogna lavorare con i dati alla proposta e poi c'è l'iter parlamentare". Ma anche su questo dossier, FdI invita alla prudenza: il debito pubblico, osservano fonti interne, "crea sempre forte preoccupazione".