Per una nuova alba non serve una rivoluzione, serve una rigenerazione. Dall’istruzione all’anima collettiva, le proposte per uscire dalla crisi e ritrovare fiducia nel domani. Una chiamata al coraggio delle classi dirigenti
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Dopo aver analizzato le contraddizioni interne all’Occidente e la corsa vertiginosa di molte realtà orientali, la domanda si impone: c’è ancora una strada per l’Europa e per il mondo occidentale? Il declino è davvero inevitabile, oppure esistono margini – politici, culturali, spirituali – per una rinascita? La risposta non è semplice, ma un ventaglio di soluzioni esiste. E può essere perseguito, a patto che si abbia il coraggio di riconoscere il malessere e agire con lucidità.
Rimettere al centro l’istruzione e la ricerca: investire nel cervello
È la prima condizione. I paesi che guidano oggi la trasformazione globale non sono solo quelli con il petrolio, ma quelli che hanno costruito sistemi educativi competitivi. L’Italia, ad esempio, spende solo il 4,2% del PIL in istruzione, contro il 5,5% della media OCSE. Peggio ancora per la ricerca: appena lo 0,5% del PIL in R&S pubblica, contro l’1,2% della Germania e il 3,4% di Israele.
Proposta concreta: un “Piano Erasmus nazionale” che renda obbligatoria per ogni studente universitario un’esperienza all’estero, e una “Legge per la Ricerca Futura” che vincoli almeno l’1% del PIL a innovazione scientifica entro il 2030.
Un nuovo patto demografico: natalità e immigrazione regolata
Senza giovani, non c’è futuro. E l’Occidente sta rapidamente invecchiando. La sola Francia mantiene una fertilità vicina ai due figli per donna (1,83), grazie a politiche familiari robuste. Gli altri sono in caduta libera.
Proposta concreta: un “Reddito natalità” per le famiglie con figli, progressivo, legato al reddito e al numero di figli. E una politica migratoria intelligente, che selezioni, integri e formi forza lavoro qualificata, come fanno Canada e Australia. L’alternativa? Il collasso del welfare.
Riformare le burocrazie: semplificare per sopravvivere
In Italia, aprire una startup richiede 10 procedure. In Estonia, 20 minuti online. In Francia, ottenere un permesso edilizio può richiedere 6 mesi. L’Europa si perde in cavilli, mentre il resto del mondo costruisce.
Proposta concreta: digitalizzazione totale della PA entro il 2027, con una piattaforma unica europea per cittadini e imprese, sul modello estone. E un taglio del 30% delle norme inutili, con revisione annuale automatica.
Riaccendere l’anima dell’Occidente: cultura, spiritualità, comunità
La crisi è anche spirituale. Il consumo ha sostituito la fede. L’individualismo ha eroso il senso di comunità. E senza un orizzonte di valori condivisi, nessuna civiltà può resistere.
Proposta concreta: una Carta europea dei beni immateriali, che promuova l’educazione civica, la filosofia, la storia delle religioni e le arti come pilastri dei programmi scolastici. E una “Conferenza annuale dei valori europei” con intellettuali, religiosi, scienziati, per dare voce a un progetto comune.
Economia reale, non solo finanza: lavoro, industria, territorio
L’Europa non può competere con chi ha bassi salari o capitali infiniti, ma può puntare sull’alta qualità. La manifattura italiana, le tecnologie tedesche, l’agroalimentare francese sono ancora vincenti – ma sotto assedio.
Proposta concreta: un “Piano Europeo Made in Europe”, con sgravi fiscali per le imprese che producono nel continente e reinvestono i profitti sul territorio. E un fondo sovrano europeo che investa in settori strategici: batterie, AI, semiconduttori, green tech.
Leadership politica coraggiosa: meno sondaggi, più visione
Il declino è figlio anche di classi dirigenti senza coraggio. Inseguono il consenso, ma non costruiscono il domani. Servono leader con lo spessore di De Gasperi, Adenauer, Mitterrand, non manager del potere.
Proposta concreta: nuove regole per la formazione della classe dirigente, come scuole di alta formazione politica, e obbligo di esperienze internazionali per chi ricopre cariche pubbliche. E una riforma del processo decisionale europeo per rendere l’Unione più agile e democratica.
La forza di ricominciare
L’Occidente non è morto. Ma è stanco. E ha bisogno di una scossa. Ha ancora risorse straordinarie: le università, le libertà civili, le tradizioni culturali, il pensiero critico. Ma deve smettere di vivere di rendita.
Papa Leone XIV, in un suo discorso pochi giorni dopo la sua elezione, ha detto con parole semplici ciò che molti intellettuali faticano ad articolare:
“Non serve una rivoluzione. Serve una rigenerazione. Torniamo a domandarci a cosa serva la tecnica, a chi serva l’economia, per chi sia il futuro.”
La sfida non è recuperare la supremazia, ma ritrovare la speranza. Non sarà facile, ma è ancora possibile. Se l’Occidente saprà trasformare il suo malessere in consapevolezza, e la sua crisi in rinnovamento, potrà ancora avere un posto nel mondo che verrà.
Con il contributo esterno di Bruno Mirante e Luca Falbo.