Cairo blinda il direttore del Tg e conferma la squadra dell’informazione. Nel prime time arrivano il noto scrittore, il procuratore di Napoli, Ezio Mauro e una serata- evento con Fabrizio Gifuni sulla P2
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Il volto simbolo dell’informazione di La7 non si tocca. Enrico Mentana rimane saldo alla guida del Tg delle 20, delle maratone politiche e di tutti i principali appuntamenti informativi della rete. A confermarlo è lo stesso Urbano Cairo, durante la presentazione dei palinsesti 2025: «Il contratto di Enrico scade nel dicembre del 2026. Lui ha detto chiaramente di voler restare e io ne sono felicissimo. È un talento assoluto ed è un privilegio lavorare con lui da ormai dodici anni». Nessun dubbio sul futuro, dunque, anche se il direttore continua a comunicare col suo stile, spesso affidandosi ai social: «I post che scrive? È il suo modo di parlare con il pubblico. Ma il legame tra noi è forte, solido. Quando sarà il momento giusto, parleremo di rinnovo».
È da questo asse – Mentana e Cairo – che parte la narrazione della nuova stagione televisiva di La7, rete in continua crescita, sia negli ascolti che nella solidità editoriale. In particolare, nella fascia del prime time (dalle 20 alle 22.30), quella più competitiva per tutte le generaliste, La7 tocca oggi il 6,3% di share medio, con oltre 1 milione e 200mila spettatori e un +9% rispetto alla scorsa stagione. Un risultato che la colloca stabilmente al terzo posto tra le reti nazionali. Anche nel day time i dati sono incoraggianti: +16% al mattino, +23% al pomeriggio, +8% in seconda serata e +11% nei weekend. Numeri che legittimano una linea editoriale incentrata su qualità, approfondimento e volti riconoscibili.
La settimana del prime time resta strutturata attorno ai suoi capisaldi. Si comincia con Corrado Augias il lunedì e “La Torre di Babele”, si prosegue il martedì con Giovanni Floris e “diMartedì”, poi Aldo Cazzullo con “Una giornata particolare” al mercoledì, Corrado Formigli con “Piazzapulita” al giovedì, Diego Bianchi con “Propaganda Live” al venerdì e Massimo Gramellini con “In altre parole” la domenica. Tutti confermati fino al 2030, a dimostrazione della stabilità del progetto. Lilli Gruber continua invece ad aprire ogni sera con il suo “Otto e mezzo”, da ben diciassette anni appuntamento imprescindibile per il pubblico dell’access prime time.
Nel day time restano tutti i programmi di punta: “Omnibus”, con Gaia Tortora e Alessandra Sardoni, che accoglie nel team anche Gerardo Greco; “Coffee Break” con Andrea Pancani; “L’Aria che Tira” con David Parenzo; “Tagadà” con Tiziana Panella, che ha consolidato la propria fascia fino alle 17.30. Corrado Augias proseguirà anche con “La Torre di Babele Doc”, approfondimento storico giunto alla sua seconda stagione.
Le novità si concentrano su alcuni slot chiave. Roberto Saviano firma “La giusta distanza”, sei puntate in prima serata con lo stile narrativo che lo ha reso celebre. Il procuratore Nicola Gratteri debutta con “Lezioni di Mafie”, quattro appuntamenti pensati per spiegare fenomeni criminali con rigore e chiarezza. Ezio Mauro torna con due speciali dedicati a Vladimir Putin e Papa Francesco, mentre Fabrizio Gifuni, affiancato da Gherardo Colombo, racconterà la storia della loggia massonica P2 in una serata-evento.
Sul fronte opposto, si registra l’uscita di scena di Flavio Insinna. Il suo programma “Famiglie d’Italia” non proseguirà: «Ha fatto un ottimo lavoro – spiega Cairo – ma abbiamo capito che il game show non è il genere giusto per il nostro pubblico. Con Flavio c’è un rapporto personale molto bello, ma il progetto si ferma. Per ora al suo posto andrà in onda la serie poliziesca britannica “Grantchester”, 60 episodi già in palinsesto».
E sulla presunta etichetta di rete “di opposizione”, Cairo è netto: «Non siamo un partito, ma una televisione libera. Invitiamo politici di tutti gli schieramenti, ma non sempre riceviamo risposte dalla maggioranza. Ci farebbe piacere avere più esponenti di governo nei nostri studi, ma non possiamo costringerli. Noi ospitiamo idee diverse, tutte».
Quanto a cronaca nera e sport, l’editore resta cauto: «Abbiamo provato con Salvo Sottile e con Luca Telese, ma non abbiamo mai ottenuto grandi risultati. La cronaca nera non è esclusa, ma prima di riprovarci dobbiamo riflettere. Per lo sport, i costi dei diritti sono proibitivi. L’unica ipotesi realistica sarebbe un programma di parola, con un buon conduttore. Ci penso da tempo». Più concreta, invece, l’idea di un programma musicale: «È più facilmente collocabile, ci stiamo lavorando».
E sulla suggestione di importare un programma come “Chi l’ha visto?”, Cairo sorride: «È una trasmissione di grande livello, condotta magistralmente da Federica Sciarelli. Ma la Sciarelli sta benissimo dov’è». Meno serio, invece, il riferimento a Sanremo: «Se c’è un programma Rai che mi piacerebbe? Beh... il Festival. Ma lo dico ridendo».
Il quadro complessivo è quello di una rete che ha saputo costruirsi una fisionomia autonoma, lontana dai toni urlati e dalle semplificazioni. Una tv commerciale che punta sull’approfondimento e che, secondo Cairo, meriterebbe persino una piccola quota di canone, come riconoscimento al servizio pubblico che in parte già svolge.