Il Pentagono volta pagina e dice addio ai nomi simbolo dell’integrazione e dei diritti civili. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha deciso di rimuovere le intitolazioni delle navi cisterna della Marina militare statunitense dedicate a figure come Harvey Milk, Thurgood Marshall, Ruth Bader Ginsburg e altre icone della lotta per l’uguaglianza. Una svolta che scuote le acque in un momento in cui negli Stati Uniti si celebra l’orgoglio Lgbtq+ e che alimenta un acceso dibattito politico.

La Usns Harvey Milk, la prima a finire nel mirino, è la nave dedicata al veterano della Marina e primo gay dichiarato a ricoprire un incarico pubblico negli Stati Uniti, assassinato nel 1978. Il suo nome era stato scelto per simboleggiare l’impegno per i diritti delle minoranze, ma la decisione del Pentagono di ribattezzarla sembra voler cancellare anche questo messaggio.

Hegseth, noto per le sue posizioni conservatrici e già critico verso le celebrazioni della diversità nelle forze armate, ha spiegato la sua scelta con una motivazione di facciata: «Garantire che i nomi associati alle risorse della Difesa riflettano le priorità del Comandante in Capo, la storia della nostra nazione e l’etica del guerriero». Ma la mossa è chiara: togliere spazio a figure considerate simbolo delle minoranze, in favore di una lettura più “tradizionale” del patriottismo americano.

Non solo Milk. Tra le navi destinate al cambio di nome ci sono la Thurgood Marshall, intitolata al primo afroamericano a servire nella Corte Suprema, la Ruth Bader Ginsburg, legata alla giudice progressista scomparsa nel 2020, la Harriet Tubman, che aiutò gli schiavi a fuggire verso la libertà nell’Ottocento, e la Lucy Stone, suffragetta pioniera del voto alle donne. Via anche la Medgar Evers, leader dei diritti civili ucciso negli anni Sessanta, e la Dolores Huerta e la Cesar Chavez, entrambe dedicate a leader sindacali di origine ispanica.

Si tratta delle navi cisterna della classe John Lewis, tutte concepite per celebrare leader dell’inclusione e dell’attivismo sociale. Ma Hegseth ha deciso di stravolgere questo spirito.

Il cambio di rotta ha innescato una valanga di critiche. Sean Penn, che vinse l’Oscar interpretando Milk nel film “Milk” di Gus Van Sant, ha definito «patetica» la decisione: «Non ho mai visto un segretario alla Difesa declassarsi a capo sottufficiale», ha detto l’attore in un’intervista all’Hollywood Reporter.

Durissima anche l’ex Speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi: «È vergognoso. Una scelta che va contro la memoria e la storia di chi ha lottato per i diritti di tutti».

La nuova politica di Hegseth sembra seguire una strategia precisa. Negli ultimi mesi il segretario alla Difesa ha criticato le politiche di diversità e inclusione delle forze armate, arrivando a dichiarare che «la frase più stupida della storia militare è: la nostra diversità è la nostra forza». Una visione che si è tradotta anche in un allontanamento di figure di vertice come l’ammiraglio Lisa Franchetti, la prima donna al comando della Marina, e il generale C. Q. Brown, solo il secondo afroamericano a guidare lo stato maggiore congiunto.

Il portavoce del Pentagono ha confermato che le nuove intitolazioni delle navi saranno annunciate «al termine delle revisioni interne». Nessuna anticipazione sui nomi che sostituiranno le icone della battaglia per i diritti.

La decisione è arrivata nel mese dell’orgoglio Lgbtq+, un tempismo che molti hanno definito «provocatorio». Ma riflette un clima politico che, in alcuni settori, sembra voler ridimensionare i simboli delle minoranze a favore di un’identità più “pura” e meno inclusiva.

Intanto, mentre a Washington si discute di nuove intitolazioni, la polemica infiamma anche i social network. Da Hollywood alla politica, sono tanti i personaggi pubblici che accusano Hegseth di voler riscrivere la storia a colpi di decreti, cancellando la memoria delle lotte per la giustizia sociale. Una memoria che, almeno finché resterà viva nei cuori di chi quelle battaglie le ha combattute, non potrà essere rimossa da nessuna nave.