«La tv è casa mia. In studio, con i riflettori e le telecamere mi sento a casa. Sono stato contento di essere stato qui, in tv, su Rai 1. E sarò contento di tornarci se mi chiami ancora… perché noi dobbiamo dirci non addio, ma arrivederci». Così diceva Pippo Baudo nell’ottobre 2021, ospite a Ballando con le stelle. Il decano dei conduttori televisivi compie 89 anni e quelle parole sembrano cucite su di lui come un abito di scena: un uomo che alla tv ha dato tutto e che ancora la considera il suo palcoscenico più naturale.

Nato il 7 giugno 1936 a Militello in Val di Catania, laureato in Giurisprudenza per volere del padre avvocato, Pippo non ha mai avuto dubbi: la sua vera passione era il palcoscenico. E così è stato, da quando negli anni Sessanta è entrato nelle case degli italiani con la sua voce squillante e la sua figura rassicurante.

Un anno fa, quando qualcuno mise in giro la voce che fosse ricoverato in condizioni gravi, lui replicò secco all’Ansa: “Sto benissimo”. Non c’era da dubitarne. Baudo ha attraversato crisi di governo e cambiamenti in Rai senza mai perdere la bussola, rimanendo fedele a un’idea di televisione in cui l’intrattenimento convive con la cultura popolare e la musica d’autore.

È stato lui a scoprire (o lanciare) talenti come Giorgia e Laura Pausini, e a regalare al pubblico italiano alcuni dei varietà più amati: da Domenica In a Fantastico, da Papaveri e papere a Novecento, fino agli storici Festival di Sanremo, che ha condotto ben 13 volte, un record imbattuto. La sua cifra? Una classe innata, una capacità di stare davanti alla telecamera con naturalezza e autorevolezza, e quella vena nazionalpopolare che lo ha reso amatissimo dal pubblico.

Ma Baudo non è stato solo il presentatore che ha lanciato Beppe Grillo, salvo dissociarsene in diretta quando il comico ironizzò su Craxi e il socialismo “alla cinese”. È stato anche l’uomo che seppe tenere in pugno lo spettacolo in momenti delicatissimi. Come nel 1986, quando il trio Solenghi, Marchesini e Lopez portò in scena uno sketch sull’Ayatollah Khomeini che sfiorò l’incidente diplomatico. “Con Grillo stavo sempre sul chi va là – ha raccontato Pippo – perché non mi diceva mai tutto quello che avrebbe detto in scena. Quando fece quella battuta su Craxi, intervenni subito. I comici, a volte, smarronano”.

Il suo percorso è la storia di una televisione che non c’è più, fatta di varietà in bianco e nero e di trasmissioni capaci di riunire milioni di italiani davanti allo schermo. Ma è anche la storia di un uomo che ha saputo reinventarsi, sempre. Corteggiato dalla politica (Democristiano di ferro, come ama definirsi), Baudo ha sempre difeso l’idea del servizio pubblico come un bene comune, un luogo dove far crescere idee e talenti. Persino quando parlava di lottizzazione, lo faceva con disincanto: “Una lottizzazione intelligente, dove c’era un equilibrio e la tv restava pluralista”, ha ricordato di recente.

Oggi, a 89 anni, Pippo Baudo resta il simbolo di una televisione che sapeva parlare a tutti. La voce è più bassa, i passi più lenti, ma la memoria e la passione sono intatte. Chi lo conosce sa che il compleanno di Baudo non è solo una data sul calendario, ma un tributo a un uomo che ha saputo fare della parola e del sorriso la sua arma più potente.

E anche se la tv è diversa – più social, più veloce, più frammentata – il ricordo di Baudo resta un faro. Un “pippone” che, per una volta, non ci stancheremo mai di ascoltare. Buon compleanno, Pippo. E, come dici tu, “non addio, ma arrivederci”.