Il dibattito

Ponte sullo Stretto, scontro sulla deroga al tetto degli stipendi. Ciucci: «Non riguarderà il cda»

Non si placa la polemica sullo stop al limite di 240mila euro. L'ad della società concessionaria chiarisce: «La norma non è rivolta a presidente e amministratore delegato». E Gasparri attacca: «Prevale la demagogia grillina»

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di Redazione
6 agosto 2023
16:55

Ponte sullo Stretto, è scontro sulla deroga al tetto agli stipendi. Mentre lunedì il governo si appresta a varare due decreti omnibus, che spaziano dalla giustizia al caro-voli fino all'8 per mille esteso al recupero delle tossicodipendenze, a scatenare l'ira delle opposizioni è il tetto agli stipendi dei manager. Che potrebbe saltare, ma solo per il cda della società Stretto di Messina Spa, che avrà il compito di costruire il Ponte.

L'ipotesi di norma di deroga al tetto degli stipendi «riguarda l'assunzione di dipendenti, ovvero ingegneri ed esperti con le massime competenze, da parte della società e non è rivolta al presidente e all'ad e in generale al consiglio di amministrazione». Così Pietro Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina ha spiegato all’Ansa, sottolineando che la società assumerà 100 risorse da Anas e Rfi, aziende per le quali il tetto non è previsto.


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Sarà da vedere se resterà confermata lunedì, a una valutazione più attenta e collegiale dell'esecutivo, la norma che "rompe" il tetto agli stipendi, passata liscia durante il preconsiglio.

«Togliere il tetto è un errore. Inoltre, stando alle affermazioni uscite oggi, ricordo che prima di mettere su l'ennesimo carrozzone, sarebbe bene essere certi che l'opera parta», ha affermato la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. «Siamo favorevoli al Ponte sullo Stretto. Ma cominciare a parlare di stipendi e di assunzioni, prima che ci sia un progetto, con tempi e risorse certi – spiega – significa rischiare di fare la solita operazione propagandistica condita dal solito vizio di dar vita a inutili e costosi carrozzoni».

Sul punto interviene anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. «In merito ai tetti retributivi per il Ponte sullo Stretto i vertici della società hanno già chiarito che le modifiche ai compensi non riguarderanno l'amministratore delegato ed altre figure apicali, ma semplicemente professionisti da cercare sul mercato con trattamenti economici adeguati. Si tratta di una vecchia questione che è stata spesso regolamentata più all'insegna della demagogia che del realismo. Con il rischio di impoverire la pubblica amministrazione, in senso lato, di competenze e di qualità».

«Ma visto che prevale la demagogia allora, a questo punto, andiamo fino in fondo – prosegue –. Per tutte le società in cui la parte pubblica abbia una partecipazione superiore allo 0,1% bisognerà imporre, come tetto retributivo, una cifra corrispondente all'indennità parlamentare. Così arriveremo alle estreme conseguenze e finiranno le demagogie anche sul trattamento dei parlamentari, recentemente alimentate da alcuni evidenti errori comunicativi proprio di esponenti della sinistra, che un giorno fa le gaffe, un giorno moralizza».

«Ovviamente – aggiunge Gasparri – bisogna anche fare una norma, che proporrò, che impedisce a personaggi esterni alle istituzioni parlamentari di ricevere compensi ingenti. È il caso di Beppe Grillo che, da quanto si legge, incassa fondi rilevanti dal gruppo parlamentare grillino. Il mio emendamento sarà preciso e puntuale e sarà concepito in modo tale da superare ogni autodichia o interna corporis».

«I grillini infatti – conclude – fanno i demagoghi su alcune questioni, poi usano i fondi parlamentari per riciclare gli sconfitti delle elezioni, tipo Taverna e company. O per compensare Grillo. Come è finito il reddito di cittadinanza, finirà anche questo “super reddito di cittadinanza”. Sarò molto preciso negli emendamenti che presenterò e voglio vedere la faccia di chi vorrà difendere i compensi di Grillo e della Taverna. Ci faremo delle belle risate».

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