Guerra in Medio Oriente

I primi 4 italiani lasciano Gaza e arrivano in Egitto, l’Onu: «A Jabalia l’ultima atrocità contro i civili»

Il ministro degli Esteri Tajani: «Stanno bene, ora lavoriamo per gli altri e congiunti che sono ancora nella Striscia»

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di Redazione
1 novembre 2023
20:45
Il campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, dopo i bombardamenti di Israele (Fonte: Ansa)
Il campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, dopo i bombardamenti di Israele (Fonte: Ansa)

Il primo gruppo di 4 cittadini italiani ha lasciato la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah e ora si trova in Egitto, ha informato il ministero degli Esteri. Gli italiani, volontari di Ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, erano stati localizzati nelle scorse settimane e adesso stanno ricevendo assistenza da parte del personale dell'Ambasciata d'Italia al Cairo.

«Sono felice di confermare che un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito dalla Striscia», ha dichiarato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Ho appena parlato con i connazionali e con il funzionario dell'ambasciata al Cairo che li sta assistendo. Stanno tutti bene. Continuiamo a lavorare adesso per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate da domani e per i prossimi giorni».


Secondo la Farnesina, l'operazione, resa complessa dalla situazione sul terreno, è stata portata a termine grazie all'azione combinata dell'Ambasciata a Tel Aviv, del Consolato Generale a Gerusalemme e dell'Ambasciata al Cairo, col coordinamento dell'Unità di Crisi e della intelligence italiana.

Circa 450 persone hanno lasciato Gaza oggi (01 novembre) e hanno raggiunto l’Egitto attraverso il valico di Rafah, a seguito dell'accordo raggiunto tra autorità israeliane e egiziane. Il gruppo è formato in larga parte da cittadini internazionali, oltre che da persone con doppia cittadinanza e da palestinesi in gravi condizioni di salute, che saranno curati negli ospedali egiziani.

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Israele alle porte di Gaza City

L’esercito israeliano è alle porte di Gaza City, ha comunicato il suo generale Itzik Cohen, aggiungendo che le forze armate sono ora nel profondo della Striscia. «Hamas ha scelto questa guerra, noi non abbiamo scelto questo conflitto», avrebbe aggiunto, secondo i media locali. Il ministro della difesa di Israele, Yovav Gallant, ha comunicato che la priorità delle forze di difesa israeliane (IDF) è «scoprire la rete sotterranea di tunnel di Hamas e far uscire i terroristi».

D’altra parte, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha accusato Israele di commettere un massacro contro civili disarmati, in un discorso trasmesso da Al Jazeera. «La loro malvagità non li salverà da una clamorosa sconfitta», ha aggiunto. Per Haniyeh, l'attentato del 7 ottobre è stata una reazione alle politiche del governo Netanyahu. «Non ci sarà stabilità regionale senza libertà e indipendenza per i palestinesi», ha dichiarato. Ancora secondo il leader dell’organizzazione terroristica, gli ostaggi israeliani in mano a Hamas saranno sottoposti allo stesso trattamento che i palestinesi fronteggiano. «Per il loro rilascio è necessario un cessate il fuoco», ha concluso.

Numero di morti continua a salire

Il bilancio delle vittime dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza è salito a 8.796, ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza. Un nuovo bombardamento del campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, ha provocato decine di morti nella giornata di oggi, tra cui civili, donne e bambini, ha denunciato il capo degli affari umanitari dell'Onu Martin Griffiths. Secondo Griffiths, l’attacco è stato «l'ultima atrocità che ha colpito gli abitanti di Gaza». «Nella Striscia - ha aggiunto - i combattimenti sono entrati in una fase ancora più terrificante, con conseguenze umanitarie sempre più spaventose. Il mondo sembra incapace, addirittura riluttante, ad agire per porre fine a questa guerra».

Rappresentanti dell'Unione Europea, della Spagna e della Germania hanno espresso il loro forte dissenso riguardo alla mancata creazione di corridoi umanitari e all'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza. «Basandomi sulla chiara posizione del Consiglio dell'Ue secondo cui Israele ha il diritto di difendersi, sono sconvolto dall'elevato numero di vittime a seguito del bombardamento da parte di Israele del campo profughi di Jabalia», ha dichiarato su X l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

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Anche su X, il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, si è dichiarato “inorridito” dalle vittime civili del bombardamento a Jabalia. «Il diritto internazionale umanitario deve essere sempre rispettato. Chiediamo il rilascio incondizionato degli ostaggi e una tregua umanitaria per evitare altre vittime innocenti.»

Berlino, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, Sebastian Fischer, ha ribadito che Israele ha il diritto di difendersi da Hamas anche se è necessaria una “proporzionalità” che protegga i civili. «Come abbiamo detto sempre, Hamas si nasconde dietro la popolazione civile, la usa come scudo umano e la sacrifica. Ma è anche chiaro che ogni vittima civile in questo conflitto è una vittima di troppo», ha dichiarato Fischer.

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