Ragazze morte a Roma, ai domiciliari l’accusato: «Incline a violare regole»

Il giovane alla guida del mezzo che le ha travolte è figlio del regista Paolo Genovese. Chiesa gremita per i funerali delle vittime. I genitori: «Rispettare il nostro dolore»

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di Redazione
27 dicembre 2019
12:29
I funerali di Gaia e Camilla (foto agf)
I funerali di Gaia e Camilla (foto agf)

È gremita la chiesa del Preziosissimo Sangue a Collina Fleming a Roma per i funerali di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, le due sedicenni travolte e uccise la notte del 22 dicembre da un'auto su corso Francia.

Il ragazzo alla guida del mezzo che le ha travolte, il 20enne Pietro Genovese, figlio del regista Paolo, si trova agli arresti domiciliari. Per lui l’accusa è di omicidio stradale plurimo. L'ordinanza gli è stata notificata al termine dei primi accertamenti condotti dalla polizia locale di Roma Capitale e in base alla relazione trasmessa alla Procura.

L'omelia del sacerdote

Tantissimi ragazzi hanno affollato la chiesa. Decine le corone di fiori per le due amiche. A celebrare i funerali è il parroco don Gianni Matteo Botto che nella sua omelia dice: «Camilla aveva chiesto pochi giorni fa a pranzo con i genitori e la sorella Giorgia cosa fosse il senso della vita. Quando ti metti a guidare sbronzo o fatto è questa la vita? Mandarla in fumo? In fondo ci sentiamo onnipotenti e poi non riusciamo a seguire le regole base della convivenza. Ci riscopriamo tutti un po’ palloni gonfiati - ha aggiunto -. Il senso della vita non è bere e fumarsela».

«Da giorni ci chiediamo il perché. Ci interroghiamo sull'insensatezza di quanto accaduto. Brancoliamo nel buio. Ecco quello di oggi -  ha aggiunto don Gianni Matteo Botto - è il grande abbraccio che diamo ai genitori di Gaia e Camilla, in questa ora così buia».


Il messaggio dei genitori di Gaia

«Chi perde il coniuge è vedovo, chi perde i genitori è orfano. Chi, come noi, perde una figlia non ha nemmeno un nome che lo definisca: la morte di un figlio è talmente innaturale da aver reso la nostra condizione indicibile. Anche per questo non abbiamo finora parlato con nessuno e oggi chiediamo rispetto per il nostro dolore e il nostro silenzio».

Così, attraverso il loro legale Giulia Bongiorno, i genitori di Gaia, una delle due ragazzine morte nell'incidente stradale a Roma. «Quando troveremo le parole giuste parleremo, e diremo la nostra sulle tante ricostruzioni che in questi giorni sono state diffuse dai media con troppa leggerezza - continuano - Per il momento, invitiamo alla prudenza e alla scrupolosità chi scrive di questa tragedia».

«Gaia era piena di gioia di vivere, ma era anche matura e responsabile. Ci manca moltissimo. Per questo - concludono - desideriamo ringraziare chi ha pianto con noi, chi ci ha offerto conforto e sostegno».

L’ordinanza del gip

«Imprudenza e imperizia». Cosi' il gip di Roma, Bernadette Nicotra, giudica la condotta di Pietro Genovese nel capo di imputazione citato nell'ordinanza di custodia cautelare per l'omicidio stradale di Camilla e Gaia.

Per il giudice l'indagato non ha rispettato il «codice della strada in quanto teneva una velocità superiore al limite consentito di 50 km orari e comunque omettendo di adeguare la stessa alle condizioni della strada e del traffico così da non poter arrestare tempestivamente il veicolo a fronte di un ostacolo prevedibile».

Nell’ordinanza, il gip scrive inoltre che il giovane «è solito condurre veicoli dopo aver assunto sostanze alcoliche se non anche stupefacenti e non rispettare le norme del codice della strada. Le precedenti contestazione e provvedimenti amministrativi non hanno avuto alcun effetto deterrente: il Genovese si è messo alla guida dell'autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse già stata ritirata la patente di guida per violazioni al codice della strada».

Per il giudice «questo comportamento dimostra noncuranza se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti dell'autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole. La personalità dell'indagato lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall'usare comunque l'automobile per il solo fatto dell'avere avuto ritirata la patente di guida. Sicché allo stato, al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte, appare necessario limitare la libertà di movimento del Genovese, il quale sebbene incensurato di giovane età, ben potrebbe, ponendosi alla guida di altre autovetture, magari di amici e conoscenti anche senza la patente, porre in essere condotte gravemente colposa in violazione delle norme da circolazione stradale compromettendo così la propria e l'altrui incolumità».

«Non dimostrata guida sotto effetto droga»

Le tracce di droghe trovate nel sangue non dimostrano che il giovane Genovese la notte tra sabato e domenica fosse alla guida sotto effetto di quelle sostanze. Lo scrive ancora il gip escludendo per il momento l'aggravante dell'alterazione psicofisica dovuta all'uso di sostanze stupefacenti. Per il giudice «le sostanze stupefacenti riscontrate, sebbene presenti, ben potevano essere state assunte dal Genovese in epoca precedente».

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