Raggiri in tutta Italia, giudizio abbreviato per il re delle truffe e il suo complice

I due si erano spacciati per funzionari dello Stato Vaticano. La vicenda suscitò parecchio clamore mediatico

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16 giugno 2018
19:15

Si svolgerà il prossimo 5 luglio al Tribunale di Treviso l’udienza con rito abbreviato per il re delle truffe Stefano Ramunni e il suo fido Chiaramonte Giovanni difesi entrambi dall’avv. Fabio Tuscano del Foro di Reggio Calabria. La vicenda dei due suscitò notevole clamore mediatico sia nel Nord Est ove avvenne l’arresto da parte dei carabinieri di Vedelago in provincia di Treviso sia a livello nazionale stante il curriculum giudiziario del Ramunni con processi penali in tutte le procure d’Italia e del Chiaramonte con processi anche a Reggio Calabria.

 


La vicenda dei due ha trovato l’interessamento ed il seguito costante del programma Le IENE in onda su Italia1 che appresa la scarcerazione dal carcere di Treviso con il suo inviato Golia si precipitò immediatamente alla ricerca dei due prima presso la città di Padova e poi infine a Genova ove venivano nuovamente arrestati per non aver osservato il provvedimento del Gip di Treviso che aveva disposto per loro l’obbligo di dimora nel Comune di Milano. L’arresto a Treviso risale allo scorso mese di gennaio allorquando una macchina dei carabinieri di Vedelago insospettita da un auto con due uomini a bordo e con lampeggiante blu di quelli in dotazione alle forze dell’ordine intimò l’alt.

 

I due passeggeri in abiti molto eleganti qualificatesi come funzionari dello Stato del Vaticano con tanto di tesserino si opponevano decisamente al fermo dicendo ai militari di essere dotati di immunità diplomatica e che non poteva essere fatto nulla contro di loro e di lasciarli andare via. Dai controlli effettuati in caserma all’autovettura venne fuori invece una realtà bene diversa con i due che non erano funzionari della città del Vaticano e nel vano venne trovato un vero e proprio arsenale di documenti contraffatti, di carte di credito intestate ad altri soggetti, di attrezzature per formare documenti. I due venivano quindi associati alla casa circondariale S. Bona di Treviso. Scarcerati raggiungevano la città di Genova ove venivano nuovamente arrestati e associati alla casa circondariale di Genova in attesa del giudizio abbreviato su richiesta di immediato avanzata dalla Procura trevigiana. Venivano raggiunti da ulteriore processo portato avanti dalla Procura di Genova.

 

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