Il figlio del presidente del Senato e l’amico Tommaso Gilardoni rischiano il processo per la diffusione di video sessualmente espliciti senza consenso. Intanto resta aperto anche il capitolo sulla presunta violenza sessuale, per cui è stata chiesta l’archiviazione
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Milano - Leonardo Apache La Russa in Tribunale dalla Mannella per essere sentito, sulle presunte violenze sessuali, figlio di Ignazio La Russa, con PM Rosaria Stagnaro
Leonardo Apache La Russa, terzogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa, e il dj Tommaso Gilardoni rischiano il processo con l’accusa di “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, il cosiddetto revenge porn, aggravato dall’utilizzo di uno “strumento telematico”. È l’ultimo sviluppo dell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano, nata dalla denuncia presentata nel 2023 da una 22enne che ha raccontato di aver subito una violenza sessuale al termine di una notte trascorsa con i due giovani.
Su quel primo filone, relativo all’accusa di violenza, i pubblici ministeri lo scorso aprile hanno presentato istanza di archiviazione, ritenendo non sussistenti gli estremi per sostenere l'accusa in giudizio. La ragazza, tuttavia, si è opposta e la giudice per le indagini preliminari Rossana Mongiardo ha fissato un’udienza per il 25 settembre, durante la quale dovrà valutare se accogliere la richiesta di archiviazione, ordinare nuove indagini o disporre l’imputazione coatta.
Nel frattempo, questa mattina, i magistrati Letizia Mannella (procuratrice aggiunta) e Rosaria Stagnaro (sostituta) hanno chiesto il rinvio a giudizio di La Russa jr e Gilardoni per due distinti episodi di revenge porn, aprendo un nuovo fronte giudiziario. Sarà la gup Lidia Castellucci a decidere se mandare i due a processo, fissando la relativa udienza preliminare.
Una notte tra movida, eccessi e filmati
I fatti risalgono alla notte tra il 18 e il 19 maggio di due anni fa. Secondo la ricostruzione degli investigatori della Squadra mobile, la serata inizia in una nota discoteca della movida milanese e si conclude, la mattina successiva, nell’abitazione della famiglia La Russa. Qui, la ragazza – che avrebbe assunto alcol, sostanze stupefacenti e psicofarmaci – si sarebbe risvegliata, “stordita nel letto di La Russa jr”, convinta di aver subito violenza.
Nell’indagine, definita dai pm "profondamente segnata da superficialità e volgarità" nei comportamenti dei due giovani, sono stati esaminati anche dei filmati girati in quella notte. Tuttavia, i magistrati hanno ritenuto che da questi “non emerga la prova” che i due abbiano approfittato della “condizione di inferiorità” della giovane “per carpirne un consenso”.
Una tesi, questa, che non convince il legale della ragazza, Stefano Benvenuto, secondo cui la 22enne si trovava in “uno stato di alterazione tale da inficiarne alla radice le possibilità di una valida autodeterminazione”.
Il video, i messaggi e l’accusa di revenge porn
È proprio sulla diffusione di materiale esplicito senza consenso che si concentra il nuovo fronte giudiziario. Secondo l’accusa, Leonardo Apache La Russa avrebbe realizzato un video a contenuto sessualmente esplicito e, subito dopo, il 19 maggio, lo avrebbe inviato su WhatsApp all’amico Gilardoni, che si trovava ospite nella stessa abitazione. Si tratterebbe di un filmato destinato, secondo la Procura, a restare privato, ma trasmesso senza il consenso della ragazza ritratta.
Interrogato nel dicembre 2023, La Russa jr ha sostenuto di aver girato il video “per giustificare” con l’amico “il fatto che se ne fosse andato prima dal locale”, e ha dichiarato di aver “chiesto il consenso” alla ragazza.
Anche Gilardoni è accusato di un ulteriore episodio. Nell’estate successiva ai fatti, il 26enne avrebbe inoltrato un altro video – sempre senza il consenso della giovane – a un amico, organizzatore della festa Eclipse al club Apophis. In questo secondo filmato, la ragazza sarebbe stata ripresa nel bagno dell’abitazione dei La Russa.
Agli atti dell’indagine è finita anche una intercettazione telefonica del 20 luglio 2023, nella quale l’amico di Gilardoni – dopo essere stato sentito in Questura – raccontava al padre di non aver riferito agli investigatori dell’esistenza delle immagini, pur avendole viste.
Tre possibili scenari
Ora spetta alla gup Castellucci valutare se aprire il processo nei confronti dei due giovani. Intanto resta aperto anche il versante sulla presunta violenza sessuale: la giudice Mongiardo dovrà decidere se chiudere il caso, chiedere approfondimenti o ordinare ai pm di formulare l’imputazione.
Nel frattempo, gli indagati – difesi rispettivamente dagli avvocati Vinicio Nardo e Adriano Bazzoni (per La Russa jr) e da Luigi Stortoni e Alessio Lanzi (per Gilardoni) – si preparano a difendersi dalle nuove accuse.