Sea Watch, la Procura prepara il ricorso contro la scarcerazione di Carola

Il pm Luigi Patronaggio impugna il provvedimento che ha ridimensionato le accuse contro il capitano Rackete: una scelta strategica per avere un punto di riferimento nel diritto che funga da faro nelle altre inchieste che vedono navi ong indagate

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di Redazione
15 luglio 2019
16:18
Carola Rackete
Carola Rackete

Sono settimane ormai che la vicenda della comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, indagata per la violazione del decreto Sicurezza bis e del codice della navigazione e per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, occupa tabloid e notiziari nazionali. Il giudice per le indagini preliminari Alessandra Vella, aveva rimesso in libertà la Rackete non convalidando l'arresto in flagranza di reato disposto dalla Guardia di finanza il 29 giugno scorso, subito dopo l'ingresso della Sea-Watch 3 nel porto di Lampedusa forzando il blocco della stessa Guardia di finanza.

La Procura della Repubblica di Agrigento, guidata dal procuratore Luigi Patronaggio, depositerà entro mercoledì il ricorso in Cassazione contro il provvedimento di scarcerazione di Carola Rackete.


Il ricorso “strategico” della Procura

Il ricorso per Cassazione che andrà a depositare la Procura di Agrigento non cambierà il corso dell'inchiesta che vede la donna indagata per la violazione del decreto Sicurezza bis e del codice della navigazione e per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, un filone dell'inchiesta per il quale la Rackete tornerà giovedì 18 luglio ad Agrigento per l'interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Salvatore Vella, interrogatorio che era stato fissato prima dell'ingresso in porto della nave della Ong tedesca con a bordo i 47 migranti soccorsi dieci giorni prima nel Canale di Sicilia.

La scelta di presentare ricorso in Cassazione contro il provvedimento che ha ridimensionato le accuse contro la Rackete è strategica. L'ufficio guidato dal procuratore Luigi Patronaggio vuole avere una pronuncia della Suprema corte in punta di diritto che rappresenti un punto di riferimento anche nelle altre inchieste che vedono navi Ong indagate per aver violato il divieto di ingresso in acque territoriali disposto dal decreto Sicurezza bis.

 

Secondo l'interpretazione della gip Alessandra Vella, infatti, il decreto non può essere applicato a navi che hanno soccorso migranti  e che dunque non possono essere considerate navi offensive per la sicurezza nazionale. E il comandante, da qui l’attenuante applicata a Rackete, ha il «dovere primario» di portarli subito nel porto sicuro più vicino che, a giudizio della gip, non possono essere considerati né quelli libici né quelli tunisini. In più per Alessandra Vella, le motovedetta della Guardia di finanza a cui è attribuito il compito di intimare l'alt alle Ong non possono essere considerate navi da guerra.

 

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