Sequestrata e abusata in un pollaio per un mese, l'aguzzino è l’ex cognato

La donna veniva liberata solo un paio di volte al giorno perché si alimentasse con acqua e biscotti. Poi la fuga e la richiesta di aiuto a un passante

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di Redazione
6 dicembre 2019
16:37

È stata portata con l'inganno in un casolare isolato nelle campagne della provincia di Firenze, poi violentata per un mese e segregata un po' in un pollaio, un po' in una roulotte.

L'inferno per una donna di 53 anni, toscana, ex moglie di un altro fratello del suo aguzzino, è andato avanti per settimane fino a quando non è riuscita a liberarsi. Dopo aver camminato per sei chilometri nei boschi, ha incrociato un automobilista al quale ha chiesto un passaggio. Quindi si è rivolta a un'amica e successivamente ai servizi sociali e ai carabinieri: da lì è scattato l'allarme e le indagini coordinate dalla pm Beatrice Giunti che hanno portato i militari di Pontassieve, in provincia di Firenze, ad arrestare un 55enne con l'accusa di sequestro di persona in concorso, lesioni, violenza sessuale, violenza privata, rapina e indebito utilizzo di carte di pagamento. La vicenda risale agli inizi di settembre quando l'uomo, con la complicità del fratello, aveva attirato la donna nella propria casa in una zona isolata della Val di Sieve.


 

Legata ad una branda

La donna, una volta costretta a entrare in un pollaio, è stata picchiata violentemente, anche con un tubo di plastica, e legata a una branda metallica perché non scappasse. Secondo i carabinieri, nella prigionia l'uomo aveva costretto la sequestrata a scrivere sia una lettera indirizzata all'ex coniuge - per informarlo che si sarebbe trasferita all'estero in modo da giustificare la sua scomparsa - sia una delega alla propria compagna per consentirle di utilizzare la carta di pagamento della vittima.

 

Il gip di Firenze Angela Fantechi ha disposto l'obbligo di dimora per un fratello, al momento ritenuto complice del sequestro. Resta da definire il ruolo della compagna dell'arrestato, che si sarebbe prestata a utilizzare più volte la carta della vittima.

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