Strage del bus Erasmus in Spagna, le famiglie delle vittime ottengono il processo

Nel drammatico incidente morirono tredici studentesse tra cui sette italiane. L’autista, in un primo momento, ammise un colpo di sonno poi ritrattò

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di Redazione
29 ottobre 2019
10:56
Le vittime italiane della strage in Spagna (foto Il Secolo XIX)
Le vittime italiane della strage in Spagna (foto Il Secolo XIX)

Tre anni e tre opposizioni ad altrettanti tentativi di archiviazione. Ieri, il colpo di scena: contro ogni aspettativa, la Corte d'Appello di Tarragona ha accolto l'ultimo ricorso delle famiglie delle vittime, e ha deciso che si celebrerà un processo per stabilire di chi siano le responsabilità per la strage di Freginals, l'incidente stradale in cui persero la vita tredici studentesse, tra cui sette ragazze italiane in Erasmus. Tra i feriti, anche una ragazza calabrese. 

 


La tragedia si consumò il 20 marzo del 2016: «Si tratta di una decisione che accogliamo con soddisfazione finalmente potremo avere un processo e chiedere giustizia», il breve commento delle famiglie fatto giungere attraverso l’avvocato Maria Cleme Bartesaghi. Lo rivelano Il Secolo XIX e La Stampa. Per i giudici deve essere un processo a stabilire cosa è accaduto quella notte. L'imputato, accusato di omicidio colposo, è l'autista del bus, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni. In un primo momento l'autista aveva ammesso di essersi addormentato. Una circostanza confermata, in un secondo tempo, anche dalle consulenze di parte sulla scatola nera, che mostravano vistosi cambi di velocità, come se il guidatore avesse avuto vari colpi di sonno prima dello schianto. Non solo.

Gli investigatori, avevano escluso che il pullman avesse guasti strutturali. Il conducente, tuttavia, aveva ritrattato quella prima versione, durante un interrogatorio. E a complicare ulteriormente il quadro si era aggiunta una perizia, che le famiglie hanno atteso per sette mesi, sul sistema frenante del mezzo. Dopo questa lunga attesa il perito della Procura di Amposta aveva concluso che era impossibile accertare o meno il funzionamento dei freni. Pertanto la Procura aveva chiesto una nuova archiviazione.

 

 

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