Vaccino Covid, Astrazeneca: «Non violiamo contratto e non dirottiamo le fiale»

Lo afferma l'amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot: «Faremo del nostro meglio, non c'è un obbligo sulla consegna delle dosi»

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di Redazione
26 gennaio 2021
22:22

«Nell'accordo c'è scritto: faremo del nostro meglio, non c'è un obbligo sulla consegna delle dosi. Falso che stiamo dirottando fiale verso altri Paesi a scapito dell'Unione. Non stiano violando il contratto».

Lo afferma l'amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot - in un'intervista a Repubblica, insieme ai giornali della Leading European Newspaper Alliance - replicando ai rilievi mossi dall'Ue dopo l'annunciato taglio da parte dell'azienda del 60% delle dosi del proprio vaccino anti-Covid che verranno distribuite nel primo trimestre 2021 in Ue.


«Appena avremo l'approvazione dell'Ema, nei giorni successivi - ha quindi assicurato Soroit - invieremo subito 3 milioni di dosi in Ue, poi ci sarà un'altra fornitura corposa nella settimana successiva e così nella terza e quarta settimana del prossimo mese. L'obiettivo è recapitare all'Unione europea 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, faccio una stima superficiale perché l'esatta allocazione la fa l'Ue, 3 milioni di dosi in Germania, 2,5 circa in Italia e due in Spagna. Vorremmo poter fare molto di più, ma non è neanche poco».

Quanto ai problemi di produzione verificatisi, Soriot rileva che anche in Gran Bretagna «abbiamo avuto problemi, ma il contratto di fornitura con il governo britannico è stato firmato tre mesi prima di quello con l'Ue e quindi abbiamo avuto il tempo di prepararci e risolvere simili disfunzioni in attesa dell'ok dell'agenzia del farmaco britannica. Ma tra febbraio e marzo riprenderemo a produrre a capacità massima anche per l'Ue».

Rispetto all'ipotesi che le dosi siano dirottate verso altri Paesi, «questa accusa è semplicemente errata, perché, lo ripeto, sul vaccino anti coronavirus non facciamo profitti né qui né altrove nel mondo, ed è scritto nero su bianco nel contratto di collaborazione con Oxford. Certo, molte persone sono stanche, il mondo vuole vaccinarsi e i governi sono sotto pressione, lo comprendo appieno. Ma non dirottiamo i vaccini degli europei ad altri Paesi che, secondo questa ricostruzione ingiusta - conclude - ci pagherebbero».

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