Per il docente di Malattie infettive all'università di Milano il problema in Gran Bretagna è la diffusione incontrollata
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«Non credo che il maggior numero di morti per il Covid in Inghilterra sia da attribuire alla maggiore letalità della variante inglese». Lo afferma Andrea Gori, infettivologo dell'ospedale Maggiore Policlinico e docente di Malattie infettive all' Università di Milano. «Non sono certo che sia la variante inglese del virus a essere più letale - spiega il professore - quanto piuttosto il fatto che con questa variante il virus si riesca a trasmettere in maniera più efficiente e a un numero maggiore di persone. Questo conta molto di più rispetto alla letalità intrinseca del virus».
Secondo Gori «il grande problema che credo si verifichi in questo momento in Inghilterra è che la diffusione senza controllo dell'infezione sia la vera responsabile dell'aumento di mortalità, perché ha portato al collasso le strutture sanitarie inglesi, gli ospedali fanno fatica a controllare la pressione dell'epidemia, le terapie intensive sono piene e i malati vi arrivano comunque troppo tardi: è quello che è accaduto da noi nella primavera scorsa».
In ogni caso, la cosiddetta “variante inglese”, come tutte le altre varianti che oggi si conoscono, non ha alcuna interferenza col vaccino, che è comunque efficace perché che non è stato studiato per colpire il virus in sé quanto per inattivare la sua proteina “spike”, che il virus utilizza per ancorarsi ai recettori ed entrare nella cellula.
Questo meccanismo, il professor Gori lo ha spiegato a proposito dei due nuovi vaccini a base di RNA messaggero (mRNA), durante lo 'ZoomCovid', il secondo degli incontri settimanali con gli esperti sulle infezioni da Sars-Cov 2 programmati dai giornalisti dell'Unione nazionale medico scientifica di Informazione (Unamsi). "Questi vaccini, prodotti da Pfizer/Biontech e Moderna - ha detto Gori - non possono in alcun modo integrarsi nel genoma umano (come riferisce una diffusa fake news), perché i filamenti di mRNA da cui sono costituiti arrivano direttamente nei luoghi della cellula deputati alla sintesi proteica dove sintetizzano la proteina spike, per poi autodistruggersi nel giro di 24 ore».