Incastonato in una valle suggestiva attraversata dal fiume Eiano e circondato da una lussureggiante vegetazione di olivi, sorge l'Abbazia Santuario di Santa Maria della Catena. Un luogo di culto e un gioiello architettonico, il Santuario rappresenta un tangibile segno della profonda fede che da secoli anima la Diocesi di Cassano All'Ionio. Negli ultimi anni, il complesso è stato interessato da importanti lavori di restauro e riqualificazione, con l'Abbazia riaperta ufficialmente al culto nell'aprile 2024 dopo ulteriori interventi, segno di un impegno continuo per la conservazione e la valorizzazione di questo inestimabile patrimonio.

Storia millenaria, dalle origini bizantine al riconoscimento papale

Le origini del Santuario si perdono nella lontananza dei tempi, con diversi studi che ne fanno risalire l'epoca di costruzione ai secoli X-XI reggendosi sulle fondamenta di un’era precedente l'arrivo dei Normanni. Si ritiene che il Santuario sia sorto come un luogo di ritiro e preghiera, isolato e di dimensioni modeste, destinato ad ospitare uno o più eremiti e poi, per forza degli eventi, elevato a monastero per opera dei monaci greco-orientali (bizantini), che si trasferirono in gran numero in Calabria a partire dal X secolo. La sua origine sarebbe legata alla presenza di una grotta, denominata Follinon (dal termine bizantino) o "grotta dei monaci bizantini," nei pressi della quale sorgeva il primitivo luogo di culto. Un documento del 1059 confermerebbe l'esistenza pre-normanna della chiesa-monastero.

L'iconografia della liberazione

Il titolo "della Catena" è strettamente legato al culto mariano della liberazione. La Vergine è venerata come intercessore affinché il Signore liberi dalle "vecchie e nuove catene" che affliggono l'uomo e la comunità. Storicamente, il culto è associato alla liberazione dalla schiavitù a causa delle incursioni dei pirati saraceni, dediti al saccheggio delle coste, alla profanazione dei luoghi sacri e al rapimento dei giovani venduti nei mercati del Mediterraneo. La statua venerata della Vergine, indossa una tunica dorata e un velo azzurro, sul braccio sinistro regge Gesù Bambino mentre nella mano destra è ancorata una catena con delle manette non più ai polsi del piccolo “musulmano” (l’abbigliamento anche nella statua è marcatamente identitaria), identitaria a simboleggiare la liberazione.

Elevazione ad Abbazia e il contributo feudale

Lungo i secoli, il complesso fu tenuto in grande considerazione dalla nobiltà locale. Il suo status fu ufficializzato da Papa Benedetto XIV che, con una bolla pontificia datata 22 agosto 1748, lo denominò e proclamò Abbazia (come "antica abbazia di Santa Maria della Catena"). I feudatari Serra furono i nobili che arricchirono i beni dell'abbadia con suppellettili d'argento, arredi di seta e altari linei. L'arma della famiglia ducale Serra, una fascia a scacchiera, è visibile negli stucchi e sui portali della chiesa.

Tesori d'arte, architettura barocca e passato contadino

L'attuale struttura del Santuario, un secentesco Tempio Mariano, è il risultato di rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli, in particolare nel periodo barocco, ed è caratterizzata da un imponente porticato rinascimentale sormontato da una cupola. L'esterno è dotato di tre portali, decorati da cornici fregiate. L'interno baroccheggiante è suddiviso in tre navate, con colonne coronate da capitelli corinzi. La volta è a botte. Nella parte inferiore, a ridosso della collina, si articolano gli ambienti agricoli del complesso, una volta destinati a stalle, forni e camini per un passato contadino e autonomo, la cui sottostruttura è situata sotto il porticato. A un livello intermedio, quasi separando il lastricato del portico superiore dagli ambienti contadini sottostanti, si evidenziano una serie di stanze l’una incastonata nell’altra, probabilmente i primi locali in cui abitavano i monaci, teoria rafforzata dalle tracce di canne fumarie di caminetti installati per riscaldare chi vi dimorava.

Gli affreschi e i dipinti

L'interno è ricco di decorazioni in stucco e fregi, con affreschi dei profeti, degli evangelisti e degli angeli festanti. Sulla parete della navata centrale spicca il pregiato affresco di scuola napoletana, firmato Domenico Paluda nel 1675, raffigurante la "Fuga in Egitto". L'opera è ispirata al Vangelo di Matteo, secondo cui un angelo apparso in sogno a Giuseppe guida la Sacra Famiglia in Egitto per salvare Gesù dalla strage degli innocenti ordinata da Erode. Nelle navate laterali, presenziate da altari linei, si trovano quattro dipinti del pittore napoletano Nicola Malinconico, attivo tra il '600 e il '700, raffiguranti episodi della vita mariana: la "La Natività della Madonna", tratto dal Protovangelo di Giacomo (Maria nasce da Gioacchino e Anna); "La presentazione di Maria al Tempio", tratto dal vangelo apocrifo; "L'Immacolata", basato sul dogma cattolico della preservazione dal peccato originale e "Dell'Assunzione" questo basato sul dogma cattolico del trasferimento di Maria in Paradiso con anima e corpo. L'altare maggiore in marmi policromi è stato, nel recente passato, oggetto di restauro, lasciando inalterato stucchi, capitelli e colonne.

La memoria storica: Padre Gil e Don Orione

Il Santuario è legato anche alla memoria di figure religiose di rilievo, in particolare due Santi, Beato Padre Riccardo Gil Barcellon e San Luigi Orione. Padre Gil era il sacerdote orionino che, all'interno del Santuario, si occupava dei fanciulli senza famiglia, insegnando loro latino, francese, musica e canto. A lui si attribuisce la fondazione della banda musicale degli Orfanelli di Cassano Ionio. Il sacerdote meditava e faceva penitenza nella grotta conosciuta come la Grotta di Gil. La sua vita fu segnata da una grande tribolazione nel maggio 1928, quando fu ingiustamente accusato, insieme a frate Gaetano Cremaschi, di un delitto abominevole, il ritrovamento del corpo senza vita della bambina Maria Ferrara durante i festeggiamenti. Assolto da ogni colpa, subì la mortificazione del carcere prima di essere liberato. Padre Gil fu ucciso dalla milizia a Valencia durante la persecuzione in Spagna nel 1936, gridando: "Viva Cristo Re!". È stato proclamato Beato il 13 ottobre 2013 da Papa Francesco. Arrivando in prossimità del portale che conduce alla Chiesa, sulla destra, si ammira la statua di Don Luigi Orione. Nato a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872 e deceduto a Sanremo il 12 marzo 1940, fu Beatificato nel 1980 e proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004. Don Luigi fu un campione della carità cristiana, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Autodefinitosi il "facchino di Dio", spesso anche “lo straccio di Dio”, fu particolarmente operoso durante il terremoto che colpì la Sicilia e la Calabria nel 1908. Don Orione radunò gli orfani a Cassano Ionio, nella casa del vescovo Pietro La Fontaine, e vi fondò la colonia agricola per avviare i giovani alle arti e ai mestieri, dimostrando una carità "senza confini." Nell’ampia Sacrestia è visibile un quadro con impressa l’immagine del Santo.

L'attualità: centro vitale di devozione

Oggi, l'Abbazia Santuario della Madonna della Catena continua ad essere un centro vitale di devozione mariana. Elevato a Santuario Diocesano l'8 maggio 2004 da Mons. Domenico Graziani, è meta di fedeli che ne riconoscono il fascino e il silenzio che aiuta la preghiera. Dopo un periodo di apertura ai fedeli solo in determinate e circostanziate occasioni, al netto di una celebrazione settimanale di solito officiata il sabato pomeriggio, il Santuario oggi vive e respira nel quotidiano grazie all’insediamento dei Missionari e Missionarie della Via, una comunità che vive nell’adiacente Convento con uno stile di vita profondamente radicato nella spiritualità e nella semplicità, realmente povero, senza circolo di denaro, per rafforzare la fede e la dipendenza dalla Divina Provvidenza. L’istituto è nato non per opera di un unico fondatore, ma dalla libera risposta di tre iniziatori (come amano definirsi): fra' Faustino, fra' Umile e suor Chiara che riconoscono lo Spirito Santo come il vero fondatore dell'Opera. I missionari sono chiamati a farsi "deboli con i deboli" (come ricorda San Paolo) e ad accompagnare con misericordia e pazienza i passi di crescita delle persone, riconoscendo la loro condizione reale, con i limiti, i peccati e le fragilità, come esortato anche dal Magistero della Chiesa. A guidare la comunità, sia dei consacrati e sia quella dei fedeli, il Vescovo della Diocesi di Cassano All’Ionio, mons. Francesco Savino, lo scorso 9 novembre, ha affidato a fra’ Umile il ruolo di Rettore. La vita del Rettore, unitamente agli altri confratelli, si snoda tra la preghiera, l’ascolto dei fedeli e i lavori del terreno circondante, sempre pronti a rispondere a chi bussa alla loro porta e offrire il saluto di accoglienza “pace e bene” nel segno distintivo di disponibilità ed accoglienza. Una comunità, quella dei Missionari, che rappresenta una preziosa gemma incastonata alla perfezione nel gioiello splendente del Sacro luogo che avvicina all’Onnipotente.

L'Abbazia Madonna della Catena rimane così una sentinella di fede e storia, un ponte tra il passato bizantino e il dinamismo della Chiesa contemporanea, dedicato alla Mamma Celeste che, se invocata con fede, libera il suo popolo dalle catene visibili e dalle catene invisibili del peccato e del male.