VIDEO | Nel talk “Finanza zero armi” a Trame, Banca Etica denuncia il ritorno della corsa agli armamenti in Europa, alimentata anche da fondi pubblici originariamente destinati a salute, welfare e diritti. Gli interventi di Teresa Masciopinto e Marina Galati
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Discutere di disarmo e di finanza etica in un contesto globale in cui l'instabilità geopolitica spinge i paesi europei verso una corsa agli armamenti anche attingendo a fondi e finanziamenti originariamente destinati al welfare. E' stato questo l'obiettivo del talk "Finanza zero armi" organizzato nell'ambito di Trame, il festival dei libri sulle mafie in corso di svolgimento a Lamezia Terme, che ha visto la partecipazione di Teresa Masciopinto di Fondazione Finanza Etica e Marina Galati di Banca Etica. Nel corso dell'evento sono stati illustrati i dettagli del rapporto "ZeroArmi" che valuta il coinvolgimento delle banche italiane nel settore armamenti, dal quale è risultato che Banca Etica è l’unica ad avere un coinvolgimento nullo.
«Viviamo tempi drammatici, di fatto pensavamo che ad 80 anni dalla liberazione dell'Italia, l'articolo 11 della Costituzione fosse un faro invece ci troviamo in una situazione nella quale soltanto nel 2024 - secondo il SIPRI, l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma - sono stati spesi 2718 miliardi di euro per gli armamenti. Una cifra enorme che distoglie anche risorse da quelle che dovrebbero essere le spese per il benessere della collettività» - ha dichiarato Masciopinto. «Da Welfare - ha aggiunto - si è trasformato in "Worfare". Noi, come movimento della finanza etica, pensiamo che i soldi non siano uno strumento neutro e vanno utilizzati per promuovere il benessere e la dignità delle persone. Il report "Zero Armi" - ha spiegato Masciopinto - mira a dare una fotografica concreta e chiara della implicazione delle istituzioni finanziarie italiane nel settore degli armamenti per dare uno strumento in mano alle persone affiché possano acquisire consapevolezza e fare delle scelte rispetto all'utilizzo del proprio risparmi».
Banca Etica «è da sempre schierata contro il riarmo» - ha precisato Galati. «Il nostro stesso statuto - ha spiegato - prevede di non dare finanziamenti per attività di produzione di commercio delle armi. Siamo molto preoccupati della situazione politica attuale che, pesantemente, si sta indirizzando verso una nuova corsa agli armamenti. Tutto questo, inoltre, mette a rischio tutta una serie di finanziamenti che erano indirizzati ai temi della salute, del sociale, dell'abitare. Come Finanza etica stiamo all'interno di una rete internazionale, fatta di altre banche etiche, e ci stiamo muovendo per contrastare politiche e direttive orientate alla corsa agli armamenti».