Spirlì il cabarettista utile al Nord, il fallimento dei prefetti e il coma profondo dell’opposizione

Il piano di Salvini a danno della Calabria dove hanno collocato un utile idiota, funzionale agli interessi del disegno del Lombardo-Veneto. Lo spettacolo del comico di Taurianova va avanti senza soste, nell’immobilismo sonnacchioso degli avversari politici (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Pasquale Motta
24 aprile 2021
09:34
Matteo Salvini e il presidente ff Nino Spirlì. Nel riquadro il commissario Guido Longo
Matteo Salvini e il presidente ff Nino Spirlì. Nel riquadro il commissario Guido Longo

Nino Spirlì, di professione cabarettista di stampo reazionario, incidentalmente Presidente della sfortunata terra nella quale viviamo, in fondo, rappresenta, allo stesso tempo, la metafora tragica e comica del livello bassissimo che ha raggiunto la classe dirigente nostrana. Su ciò, abbiamo scritto più volte. Il punto più alto di questo decadimento, purtroppo si è manifestato nel momento peggiore della storia della nostra terra, allorquando, ci siamo trovati a gestire una pandemia, sul piano etico, morale e qualitativo, sostanzialmente, come Regione, con le pezze al culo.

Sia chiaro, se Spirlì rappresenta la manifestazione plastica di questo decadimento, non sarebbe giusto attribuire a lui le colpe esclusive di questo disastro. La crisi viene da lontano, attraversa tutti gli schieramenti politici e ha sedimentato la subcultura della subalternità ai poteri forti, alle classi dirigenti nazionali, ai salotti massoni di stampo liberale, da parte di tutta la politica calabrese di destra, di sinistra fino a quella di nuovo conio degli ultimi anni. Le classi dirigenti calabresi, negli ultimi 25 anni, si sono sempre recate con il cappello in mano a Roma, consegnando alla gestione di altri poteri, massicce e consistenti risorse, in cambio di qualche briciola, utile all’auto conservazione di se stessi.


Disastro sanità

La sanità è sempre stato l’epicentro disastroso dell’affermazione di questa subcultura della subalternità della politica nostrana, alla grandi centrali del potere nazionale. Dai tempi in cui si affidava la campagna della promozione della regione alle gigantografia di Oliviero Toscani, passando dalle cene di Spoleto di Oliverio, fino ad arrivare al ridicolo corto sulla Calabria di Muccino e, ora, alla consegna di Calabria Film commission ai predatori come Minoli, la storia si ripete: la Calabria cede risorse, viene impoverita sistematicamente, affidata ai predatori nazionali, in cambio di una manciata di riso alla classe dirigente di turno. Il nocciolo del problema sta tutto qui. Il resto sono chiacchiere.

Ed eccoci qua, nel bel mezzo di una pandemia che ha piegato i più efficienti sistemi sanitari europei, a tentare di sopravvivere in una regione come la Calabria, da sempre alle prese con un debolissimo sistema sanitario. Tutto ciò, ci costringe ad affrontare questa grave emergenza mondiale, privi delle minime infrastrutture, distrutte da decenni di malversazioni politiche e amministrative, ingessate da una corrotta e inefficiente burocrazia, impoverite, dalla subcultura della subalternità di cui sopra.

La vicenda del clamoroso naufragio del sistema del tracciamento e dei tamponi ne è la prova più significativa; i disastri che stanno venendo fuori sul piano organizzativo nella campagna vaccinale; la piattaforma delle prenotazioni che continua a creare disagi all’utenza; persone spedite a vaccinarsi a chilometri di distanza; fragili che non vengono riconosciuti dal sistema; prenotazioni che saltano senza preavviso. Gli assembramenti di queste ore di fronte agli hub vaccinali. Tutto questo disastro è riconducibile al disastro politico di questi anni.

 Purtroppo, in questa drammatica parabola storica, abbiamo messo in scena la peggiore rappresentazione di questo disastro. Roba da far tremare i polsi dalla vergogna anche al più coriaceo ceto politico, il quale, di fronte ad un disastro del genere, perlomeno, avrebbe dovuto scegliere la strada della sobrietà. Del silenzio. E, invece no. Nonostante un tale disastro, la classe politica attualmente al potere, non ha rinunciato, comunque, a mettere in scena le più indegne passerelle istituzionali di propaganda al fine di speculare elettoralmente sulla pandemia. Passerelle nelle quali, il presidente FF, non ha esitato ad esibirsi senza ritegno, a cominciare dalla visita del generale Figliuolo, portato a passeggio inutilmente e tenuto lontano dai luoghi dove si sono manifestate le peggiori criticità. Concludendo sistematicamente queste indegne passerelle con lo slogan: “tutto va bene madama la marchesa”.

Spirlì attacca sè stesso

Sono mesi ormai, che il cabarettista di Taurianova si esibisce senza ritegno con raffiche di affermazioni basate sul nulla, dichiarazioni roboanti e inconsistenti. Dalla questione dei 23mila vaccini non caricati da parte delle Asp, alla sceneggiata sulla questione Villa Bianca di Catanzaro, Spirlì, chiede conto, accusa, denuncia disfunzioni e ritardi, di uffici, sui quali, paradossalmente, dovrebbe esercitare il comando. Ergo, Spirlì attacca sé stesso.

Una situazione che ha fatto sbottare Mimmo Tallini, il quale, ha accusato il presidente ff di aver abbondantemente oltrepassato il ridicolo. E come dargli torto. Senso del ridicolo, tuttavia, che rischia di estendersi paurosamente e, con esso, anche una massiccia dose di ipocrisia, considerato che, tra qualche mese, Tallini e Spirlì, insieme, dovranno chiedere la fiducia ai calabresi per la stessa compagine nella quale risultano alleati.

L'ironia e i danni alla Calabria

In questi giorni, dunque, stiamo assistendo a quanto di peggio potevamo immaginare. E, purtroppo, non basterà l’ironia sulle boutade di Spirlì a preservare la nostra Regione da danni clamorosi e irreversibili, soprattutto, nella delicata trattativa sulla ripartizione delle risorse del Recovery. Siamo, infatti, alla vigilia di una storica stagione di massicci investimenti nazionali che potrebbero rappresentare l’ultima opportunità per affrancare la Calabria dalla sua storica condizione di arretratezza rispetto al resto del paese. Peccato che dai tavoli che contano, a pochi giorni dalla presentazione del piano da presentare all’Europa, la Calabria, è clamorosamente assente. A quei tavoli, invece, guarda caso, un grande ruolo se lo sono ritagliate regioni come la Campania e la Puglia, che da Sud, contendono a Lombardia e Veneto la ripartizione delle risorse. Insomma, il rischio di essere assolutamente marginali nella partita, è più che un sospetto.

Il piano di Matteo Salvini, ancora leader, di fatto, della Lega Nord, si sta dispiegando a danno della Calabria. Una Calabria, nella quale, il nord e i suoi centri di potere hanno collocato un utile idiota, funzionale agli interessi del disegno del Lombardo- Veneto. 500 sindaci del Sud che hanno compreso l’inganno, in queste ore, stanno cercando di farsi ascoltare da Draghi, ma siamo paurosamente in ritardo. Ecco spiegato il disastro Spirlì. Sarà per questo motivo che Matteo Salvini difende la sua disastrosa gestione? L’attuale presidente ff, infatti, rappresenta la prova plastica della manovrabilità e della inconsistenza della politica nostrana, priva di qualsiasi briciolo di autonomia, di autorevolezza e preparazione, rispetto ai grandi centri di potere politici ed economici del paese.

L'arrivo di Longo

La grande responsabilità nell’affermazione di questo disegno, chiaramente, non è solo riconducibile ad una parte politica, ma all’intero complesso della politica nazionale da destra a sinistra. Roma e il resto del Paese, infatti, sono completamente indifferenti al destino della Calabria. La questione dei vari e fallimentari commissariamenti della Sanità, in tal senso, è emblematica. Dopo la macroscopica figura di merda dello Stato italiano, con la vicenda del generale Cotticelli, possiamo tranquillamente affermare che siamo caduti dalla padella nella brace, con l’arrivo del questore Longo. Il prefetto sbarcato nella nostra regione, applaudito da tutta la politica nazionale e regionale, si sta rivelando, infatti, pericolosamente inadeguato alla gestione dell’emergenza sanitaria. Ancora una volta, lo Stato, i partiti nazionali, sulla nomina dei commissari della Sanità in Calabria, hanno toppato clamorosamente.

L’errore è sempre lo stesso: affidarsi ad autorevoli e onesti funzionari dello Stato, completamente incompetenti, illudendosi, magari, che basta essere Prefetti o Generali, per dare una risposta efficiente e legalitaria, ad un settore, quello della Sanità che, invece, in questa regione, avrebbe bisogno di essere ricostruito ex novo, oltre che, ripulito dalle infiltrazioni malavitose o dalle politiche corruttive. Per fare ciò, poliziotti, carabinieri, finanzieri o questurini, dovrebbero solo affiancare efficienti ingegneri gestionali, programmatori, manager sanitari di fama. Possibilmente ricercati al di fuori della pubblica amministrazione calabrese. Meglio sarebbe affidarsi a giovani e brillanti ricercatori delle nostre università, correggendo la normativa sui curriculum, funzionale a tenere in gioco sempre i soliti e usurati personaggi.

Trasformare i Prefetti o i generali di corpi militari, in manager della sanità, sta producendo macroscopici disastri che rischiano di diventare irreparabili.

Le trovate del governatore ff

E, invece, abbiamo di fronte questo quadro desolante, costituito essenzialmente dalle esibizioni di Spirlì, il quale, attraverso le sue inconcludenti esternazioni, spegne lentamente le aspettative di rinascita dei calabresi onesti. Lo spettacolo del comico di Taurianova, dal decimo piano della cittadella regionale, ormai va avanti senza soste, nell’indifferenza rassegnata del popolo calabrese e nell’immobilismo sonnacchioso della inesistente opposizione politica. L’ultima trovata di Spirlì riguarda il ponte sullo stretto di Messina, il cabarettista di Taurianova, è pronto a realizzarlo da solo. La cazzata della giornata è stata notificata. Rassegnati già attendiamo la prossima.

Per Spirlì, dunque, ogni occasione è buona per lanciare la sciocchezza del giorno con la quale, magari, nel pomeriggio, può accomodarsi in uno dei tanti talk in onda sulle Tv nazionali, trasformando così, la sua incidentale presidenza, in un’ottima opportunità, nel caso venisse licenziato dalla politica, per candidarsi da qui a qualche mese come protagonista della prossima stagione del Grande Fratello o dell’isola dei famosi.

E, d’altronde, al momento, nessun’altra istituzione possiede l’autorevolezza etica e morale per stoppare lo scempio mediatico di Spirlì. Avrebbe potuto farlo il Consiglio regionale, ma quello calabrese come potrebbe, considerato che, si è trasformato in una straordinaria macchina clientelare fatta di assunzioni nelle strutture dei consiglieri regionali? Il tutto in forma rigorosamente bipartisan. Una situazione vergognosa che la nostra Alessia Bausone sta monitorando quotidianamente, raccontando passo dopo passo, ad imperitura memoria, un’altra pagina indegna delle istituzioni politiche della Calabria. E tutto ciò, mentre i calabresi combattono contro il covid senza ospedali, in fila davanti ai pronto soccorso, morendo nelle ambulanze e una infinità di imprese economiche e commerciali chiudono per sempre.

Nino Spirlì, di professione cabarettista di stampo reazionario, incidentalmente Presidente della sfortunata terra nella quale viviamo. Il regalo che Matteo Salvini ha fatto al Lombardo-Veneto, nell’anno secondo, di una pandemia mondiale del terzo millennio, mentre sullo sfondo si intravede la lenta e inesorabile decadenza di una delle più belle regioni d’Europa: la Calabria.

 

 

 

 

Giornalista
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