L’editoriale

LaCalabriaVisione: da Paravati la forza di un vero servizio pubblico, dai calabresi l’antidoto alla sindrome di Calimero

Numeri enormi per la diretta dell’apertura al culto della chiesa voluta da Natuzza segnano la differenza nel nostro modo di essere network in una regione attraversata da divi e grandi eventi che da una parte sembra aver imboccato la strada giusta, dall’altra deve ancora dimostrare di dover superare vittimismo e complessi d’inferiorità (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessandro Russo
8 agosto 2022
11:58
L’apertura della chiesa Cuore Immacolato Rifugio delle Anime
L’apertura della chiesa Cuore Immacolato Rifugio delle Anime

LaCalabriaVisione del network LaC non è solo un brand, non è solo un’etichetta: è il nostro modo di essere strumento di cambiamento di questa regione. È servizio pubblico, quello che ci porta a costruire dirette di grandi eventi che toccano il cuore e l’anima dei calabresi, come l’apertura al culto della chiesa Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime di Paravati fortemente voluta da Natuzza. Un evento cui tanti fedeli – anziani e non – hanno potuto partecipare grazie alle telecamere di LaC e che, se non ci fosse stato questo tipo di sensibilità da parte del Network, avrebbero perso momenti attesi da tanti anni. Un successo in termini di Auditel che ha fatto registrare numeri enormi di spettatori e di contatti, in linea con la grande folla che ha assiepato l’inaugurazione di una chiesa che – secondo quanto si racconta – fu annunciata alla mistica di Paravati dall’apparizione della Madonna nel 1944.

“LaCalabriaVisione” è progettualità, strategia di crescita sociale ed economica, condivisione di percorsi con i calabresi come è accaduto a fine luglio con Link – Tropea Communication Meeting (evento che – giusto per ricordarlo – non ha ricevuto alcun finanziamento pubblico), dove i temi dell’orgoglio della nostra calabresità e la lotta agli stereotipi e ai pregiudizi sono stati declinati in termini propositivi – di apertura al futuro – e non retorici e propagandistici.


Ma “LaCalabriaVisione” è anche il miglior antidoto alla “sindrome di Calimero”, il pulcino nero vittimista patologico. Calimero è la metafora di certi calabresi tendenti all’autocommiserazione e a giustificare le proprie pecche dichiarandosi incompresi, sfortunati e vittime di pregiudizi.

Lo scriviamo sempre e non ci stancheremo mai di farlo: essere capaci di condividere un orizzonte, di comprendere e pianificare un percorso, di rimboccarsi le maniche è il contrario di tutto ciò che per decenni ha danneggiato più di ogni altra cosa la Calabria e favorito il consolidamento di sacche di sciatteria, parassitismo e familismo amorale nella pubblica amministrazione e in pezzi del settore privato, sedimentando una mentalità ottusa, nemica giurata dell’interesse collettivo e della possibilità di crescere insieme.

Calimero e la politica

Da decenni ormai la Calabria è una valvola di sfogo per la politica. La nostra regione non esprime una classe dirigente con una forza nazionale (tranne pochissime eccezioni), ma solo leader locali legati a questo o quel (o quella) dirigente nazionale. Le candidature le decidono da Roma le segreterie nazionali dei partiti. Quello che ne consegue è evidente: i pochi che hanno rapporti veri con chi comanda nella capitale vengono candidati, mentre funzionari semi-sconosciuti o tromboni che nel resto d’Italia nessuno vuole vengono catapultati nei collegi e nei listini calabresi come se nulla fosse. Gli esclusi protestano animatamente, ricordandosi, dopo anni di torpore, di concetti come autonomia, popolo, solidarietà, giustizia, interesse collettivo. Un bel modo di combattere la sindrome di Calimero nella politica calabrese è quello di rifiutare candidati cooptati dall’alto, di inserire personalità riconosciute e riconoscibili nei territori, di utilizzare i rapporti romani per rivendicare attenzione e risultati, piuttosto che l’elemosina di un collegio. Interesse collettivo contrapposto al piccolo interesse di un posto al sole garantito. Troppo e subito? Aspettiamo le liste.

Calimero e l’orgoglio dei grandi eventi

È indubbio che i grandi eventi e i grandi testimonial siano un lievito per il brand Calabria, in grado di andare in senso contrario ai cliché e agli stereotipi negativi, magari capaci di far venire voglia a qualcuno di visitare la regione fuori dal canonico periodo luglio-agosto in cui il tutto esaurito è garantito a prescindere. Il nostro meeting di Tropea ha messo al centro dell’attenzione nazionale la perla del turismo calabrese in modo intelligente, parlando a un target alto. Quindi ben vengano gli investimenti di questo tipo quando il ritorno in termini di immagine e posizionamento è garantito. Ancor più in presenza di un investimento pubblico, il rapporto che va sempre valutato è tra la quota di denaro spesa e il ritorno in termini economici e d’immagine. Ed è proprio perché la Regione Calabria per decenni ha investito milioni in campagne ed eventi che hanno lasciato tutto com’era (stendiamo un velo sulle provocazioni di Oliviero Toscani, sui Bronzi che giocano alla morra, su taxi di Gattuso e sui corti di Muccino), che la nuova strategia messa in campo oggi da Occhiuto, Orsomarso e Princi va sostenuta nella misura in cui mantiene gli intenti dichiarati: una Calabria che si fa riscoprire dal grande pubblico, che si mette al centro dei grandi flussi turistici internazionali, che diventa oggetto del “desiderio” per i viaggiatori di tutto il mondo, che la stampa specializzata e generalista promuove nel modo giusto.

Jovanotti e Richard Gere, tanto per fare un esempio, hanno fatto mediaticamente il botto. L’investimento della Regione ai calabresi è sembrato giustificato, oltre che lungimirante. Ma a fronte degli investimenti sui testimonial, sugli eventi e sulla comunicazione serve una marcia in più.

Jennifer Lopez a Capri ha fatto parlare “di” Capri, delle sue bellezze, dei suoi locali, della villa che avrebbe intenzione di acquistare con il suo neosposo Ben Affleck. Sul web ha spopolato il video della star intenta a cantare a squarciagola la sua versione di “Volare” in un ristorante dell’isola. Una risplendente Jennifer Lopez in una favolosa Capri. La stampa nazionale nel caso di Richard Gere si è soffermata molto sull’impossibilità di remake o sequel di “Ufficiale e Gentiluomo” o “Pretty Woman” e sulla vita privata del divo di Hollywood. Non sono mancate le parole sulle bellezze regionali, ma a Soverato, Copanello, Caminia una passeggiata magari gliela si poteva far fare, giusto per far venire il desiderio di Calabria come è accaduto con Capri e JLo. Bisogna affinare la comunicazione e creare servizi all’altezza: per costruire un turismo internazionale i divi o i testimonial devono trovare casa in Calabria come succede in Toscana, Puglia, Sicilia, Sardegna o sui grandi laghi, devono passare qui le loro vacanze e non farsi vedere solo di passaggio. Insomma, Calimero deve definitivamente scomparire dalla nostra comunicazione e dal nostro marketing turistico e territoriale.

Calimero e la cosiddetta grande stampa

Uno dei problemi più forti della Calabria è stato il rapporto di sudditanza tra l’informazione locale e la cosiddetta grande stampa nazionale. Servizi precotti, infarciti di cliché e stereotipi, spesso lontani dalla realtà, hanno trovato sostegno e condivisione in Calabria con poche voci critiche, arrivando addirittura al paradosso di considerare notizia non il racconto del fatto in quanto tale, ma la circostanza che ad occuparsene fosse un media nazionale (senza differenza tra Repubblica e Striscia la notizia, tra le Iene e il Fatto Quotidiano etc.). Il perdurare di una mentalità che sottovaluta l’informazione locale e pensa che una patente di legittimità possano darcela solo i media nazionali è dura a morire. Giusto per fare un esempio, senza nulla togliere alla portata e all’efficacia dell’evento, molte testate calabresi avrebbero voluto realizzare un’intervista a Richard Gere ma si è scoperto – con un certo stupore – che l’ufficio stampa aveva concordato l’intervista esclusiva con il divo di Hollywood solo per le testate Rai. Nulla di che, non è che l’intervista esclusiva a Richard Gere cambi il corso dell’informazione calabrese, né francamente il fatto che ci sia o no il remake di “Pretty Woman” ci cambi la vita. Ma sono segnali che da calabresi, orgogliosi di esserlo, è meglio non dare. Sia per le testate calabresi, sia per le altre testate nazionali. Calimero deve scappare anche da qui.

Giornalista
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