Le esternazioni della Lanzetta? Una noia mortale

La Lanzetta attacca Oliverio. La Lanzetta attacca il PD e Magorno. La Lanzetta contro la Bindi. Non so a voi, ma al sottoscritto questa estenuante e inutile querelle produce una noia mortale e, almeno secondo me, sbaglia chi sostiene che le esternazioni dell’ex ministro si possano configurare, almeno per il momento, come un caso politico, magari conseguente alla nomina di De Gaetano.
10 aprile 2015
09:37

La Lanzetta ha da offrire all'opinione pubblica e alle autorità competenti fatti e circostanze che in qualche modo danno concretezza alle sue dichiarazioni di carattere generale sulla legalità, sulla 'ndrangheta e quant'altro? Se si, lo faccia subito, se, diversamente, non ha niente da offrire, allora taccia definitivamente. La Calabria ha problemi molto più seri sui quali  concentrare l'attenzione dei Media e della politica. “Tutto il resto  è noia” avrebbe detto Califano, magari utile a riempire pagine di giornali e a disegnare titoli a caratteri cubitali da mettere in prima, ma assolutamente inutili, se non dannosi, al fine della risoluzione dei pesanti problemi della nostra Regione.


Per quanto tempo ancora il sistema dell’informazione dovrà occuparsi di questioni che evidenziano il vuoto pneumatico espresso dalla Lanzetta? La Lanzetta, benché lei si affanni a smentirlo, è semplicemente uno strumento di lotta politica utilizzato da alcune fazioni del renzismo romano alla ricerca di posizioni, spazi e prospettive in Calabria e a Roma. “Fuoco amico a palle incatenate su Mario Oliverio”, lo ha  definito l’amico Filippo Veltri in suo interessante articolo di fondo sul Quotidiano del Sud. Sono totalmente d’accordo con lui.
Il governo regionale della Calabria,  e’ sotto attacco fin dal giorno del suo insediamento, attacco sostanzialmente costruito da bolle mediatiche: il caso De Gaetano, il caso Lanzetta, il caso Scura e, ancora,  le vicende del porto di Gioia Tauro. Ogni giorno la stampa regionale commenta veline ad opera di  velinari di mestiere  che si incaricano di riportare gli umori di Palazzo Chigi, di Largo del Nazareno, di big nazionali, sulla Calabria.  In realtà, è il solito atteggiamento dei capi bastone della politica nazionale verso la nostra regione, quello cioè,  di arrogarsi il diritto di dettare la linea al Governo regionale, alla direzione regionale del Pd, in una parola, limitare l’autonomia delle classi dirigenti  calabresi. Storia vecchia, storia nota.  E tutto ciò, mentre nella nostra regione, tutto e’ fermo, almeno rispetto alla risoluzione di problematiche e criticità ataviche che, dovrebbero  competere al governo Nazionale, una fra tutte, il sistema della viabilità statale nella Regione. Ecco, magari il vero problema politico sarebbe questo. Il caso Lanzetta, il caso De Gaetano, con tutto il rispetto per eminenti colleghi giornalisti,  e’ solo fuffa, utile solo al “perbenismo interessato”, direbbe Guccini, di qualche logoro professionista dell’antimafia, deluso o delusa, di non essere stato nominato in Giunta regionale, magari, al posto della Lanzetta. L’ex sindaco di Monasterace continua a rilasciare dichiarazioni e interviste a raffica e, tuttavia, nelle argomentazioni che usa per attaccare Oliverio e tutto il PD, appare confusa e contraddittoria, soprattutto quando ha ritenuto di muovere accuse anche a Ernesto Magorno, alla Commissione Antimafia e alla stessa Bindi, facendo intendere che, quella  sua audizione all’antimafia, venne  concepita per tendergli una trappola politica, diversamente, sempre quanto ha sostenuto la Lanzetta,  Magorno avrebbe dovuto opporsi alla sua convocazione. Un ragionamento, quello della Lanzetta, che avrebbe potuto avere una sua ratio politica, se non fosse per  il fatto che le cose andarono po’ diversamente da come oggi, la stessa Lanzetta, le declina alla stampa, sia riguardo alle modalità della  convocazione, sia riguardo alle argomentazioni dibattute quel giorno in commissione.  La Presidente  Bindi, infatti, in quella seduta,  su di un punto fece chiarezza senza possibilità di smentita, e cioè, quando ebbe modo di spiegare che,  a chiedere di essere convocata  dall’antimafia, fu  la Lanzetta e non viceversa. Inoltre, come leggere la circostanza   che,  una volta al cospetto della Commissione, sostanzialmente, l’ex Ministro del Governo Renzi, fece scena muta,  anche sulla questione De Gaetano? Dunque, di cosa stiamo parlando? Lo ripeto, passiamo ai fatti, “tutto il resto è noia”.
Pasquale Motta


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