Salvini, il ministro con la ruspa che sognava di fare lo Zar

Leggi che sembrano editti, diritti negati e una marea umana di dignità strappate. Il ministro col manganello sta iniziando a mostrare il suo vero volto. Mentre migliaia di migranti rischiano di finire per strada alle soglie dell'inverno

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di Loredana Colloca
1 dicembre 2018
15:38
Salvini nella Piazza Rossa con addosso la maglietta con l’effige di Putin
Salvini nella Piazza Rossa con addosso la maglietta con l’effige di Putin

Nel 1987 una giovane e biondissima Antonella Elia, girava le caselle nel programma pomeridiano più seguito d’Italia, la “Ruota della fortuna” di Mike Bongiorno. In realtà il suo compito non era affatto difficile. Sorridere. Girare le caselle. Sorridere. Girare le caselle. Ma il suo ruolo di valletta, sembrava risultarle veramente arduo, tanto che nel giro di pochi mesi, quando i battibecchi e le sfuriate di Mike Bongiorno divennero quotidiani, milioni di italiani, disarmati davanti alla serie infinita di gaffe che Antonella collezionava come figurine, all’espressione candida con la quale accoglieva le scudisciate del celebre presentatore che di certo, leggero, non ci andava, iniziarono a chiedersi: ma ci è o ci fa? Beh, in questa sede poco importa la risposta. Perché è la domanda a rimanere la stessa, pur cambiando il soggetto.

 


Da anni, con animo puro e scevro da ogni pregiudizio, da umile cittadino munito di tessera elettorale che per una buona percentuale di elettori, purtroppo, vale ormai quanto il due a briscola, con lo stesso spirito investigativo di quando avevo 7 anni mi chiedo, ma Salvini ci è o ci fa? Quell’ignoranza crassa esibita con orgoglio, quel razzismo superficiale,  motivato come si fa come si fa con l’uomo nero ai bambini, è un pensiero nato dalla reale connessione elettrica di due neuroni o una finzione costruita a tavolino, finalizzata al consenso della cosiddetta “pancia” del paese, la parte più istintuale e meno pensante, che per definizione non approfondisce, ma vota. Eccome se vota. I neri rubano il lavoro agli italiani, stuprano le nostre donne, occupano le nostre case. L’Italia agli Italiani. Prima gli Italiani. Fino a una trentina di anni fa bastava sostituire “neri” con “meridionali”. Ma questo ce lo siamo scordati. Ci viene quasi l’accento svedese quando vediamo un immigrato che arranca in bici, in una strada disse stata della campagna dove ha appena sgobbato per 10 ore a raccogliere mandarini a 3 euro al giorno.

 

Quasi mi prende una nostalgia da bossa nova al ricordo del senatur, oggi consumato dagli anni, dagli eccessi e dalla malattia e del suo progetto inizialmente basato principalmente sull’indipendenza dei territori, concretizzatosi in un movimento xenofobo, antieuropeista e apertamente razzista. Eppure c’è stato un tempo in cui la Lega era meno ipocrita, quando non aveva cancellato col bianchetto quel “Nord” che l’avrebbe resa poco credibile alle regioni del brutto, sporco e cattivo sud.

 

Quando l’Umberto arringava la folla in canottiera invitando a non affittare ai meridionali, a non dar loro da lavorare, a tenere al sicuro le proprie mogli e figlie, spingendoli con la forza del razzismo a tornare sotto la linea di “Roma ladrona”, da dove erano venuti (una sorta di respingimento ante litteram), era tutto chiarissimo. C’era anche tempo per recuperare qualche diamante. Era il '93, il tempo dell’Hotel Raphael, del “Rubiamo, sì, ma rubiamo tutti” dell’inossidabile Bettino. Quando i partiti scialacquavano alla luce del sole, benedetti dalla stella polare del solenne domatore della Balena Bianca, Giulio Andreotti che su tutti rifulgeva e per tutti aveva una soluzione, un consiglio. O un incarico. Di quella spregiudicatezza sono rimasti 49 milioni di euro che la Lega (Nord) dovrà risarcire allo Stato nell'ambito della truffa sui rimborsi elettorali indebitamente accumulati tra il 2008 e 2010, da restituire in 76 comode rate da 600mila euro al mese. Ciò vuol dire che probabilmente prima che la Lega abbia estinto il suo debito saremo noi ad essere estinti. Cari estinti.

 

Ma torniamo a noi. Spazio. Ultima Frontiera. Come nel celeberrimo telefilm Star Trek, sembra quasi di sentire una voce narrante le nostre sventure di cittadini allibiti davanti alle ultime vicende che hanno il retrogusto amaro di un nuovo Medioevo. Una voce che racconta le gesta del vichingo olivastro con la felpa, ripulito e sgrassato, infilato in un bel vestito sartoriale, seduto al comando di uno dei ministeri più delicati, quello dell’Interno. Un leader, Matteo Salvini, che si è formato sulle piazze e nelle strade, e che, di fatto, solo di quella ristretta dimensione ha conservato la prospettiva. Il Decreto Sicurezza approvato il 27 novembre scorso, più che a favore dei cittadini, è contro gli immigrati.

 

Un testo scritto apposta. Con lo scopo di “arginare il flusso migratorio”. Come se l’immigrazione in quanto fenomeno planetario si potesse fermare piantando una staccionata, costruendo un muro o innalzando una barriera. Respingendo, fingendo di non accorgersi che non stiamo parlando di Bergamo Alta e Bergamo Bassa, ma di un fenomeno di portata mondiale, e non un’alta marea che gonfia il Mediterraneo. Come svuotare l’oceano con un secchiello e pretendere che gli altri facciano lo stesso. Eh sì.

Matteo purtroppo non solo ci è, ma ci fa pure. E il suo compito non è fare passerelle e sorridere alle telecamere. Non solo perlomeno. Ma mettere le mani sulle leggi che regolano le nostre vite. Nel suo pantheon ideale, tra gli altri, ci sono la matrona fascista Dop Marine Le Pen, Trump e Putin. Un presidente xenofobo e razzista che toglie i figli agli immigrati e un semidittatore che declina la libertà a colpi di polonio e genocidi. Insomma, vale l'antico adagio, dimmi con chi vai e ti dirò chi vorresti essere.

Loredana Colloca

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