Il coronavirus sopra di me, la legge morale dentro di me: ecco cosa è cambiato

L’epidemia ha spazzato via il secondario dalle nostre vite. Vincono Chiesa, scienza e cultura. Forse questa voglia di elevazione non durerà. Ma oggi, i vincenti di ieri sono spazzati via. Ed i linguaggi rivoluzionati

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di Monica La Torre
1 aprile 2020
11:24

Pensavamo fosse la strategia, ed invece era l’empatia. Pensavamo fosse il carro del vincitore, ed invece i potenti veri sedevano tra gli ultimi. Pensavamo fossero i politici locali e predatori, ed invece era Mattarella. Pensavamo fossero gli influencer, ed invece era il Gesuita. I cavalli su quali avremmo dovuto puntare in tempi non sospetti, oggi sono sotto gli occhi di tutti. Ma del senno di poi son piene le tasche. E quelle dei saggi, spesso son vuote.

 


I nuovi vincitori

In fondo, diciamolo: ce ne eravamo accorti un attimo dopo aver chiuso il balcone e spento la radio. Quando in silenzio avevamo sospirato, preso il coraggio a quattro mani, ed ammesso di aver paura. Lo sapevamo, finiti i tric e trac e i fuochi d’artificio, che l’epidemia stava spazzato via il superfluo. Che aveva stravolto il linguaggio. Quello che non avevamo ancora chiaro, è la velocità con la quale sarebbero apparsi fuori sincrono i vincenti di ieri. Atterrati da gaffes epiche, costretti a rimedi peggiori del male, goffi nel rincorrere visibilità che si ritorcevano contro come vipere. Insomma. Il secondario è scomparso dai radar nel giro di 48 ore. La Storia si è scrollata di dosso il superfluo. Ha mollato un paio di schiaffoni fatti bene, allontanato i farisei dal cuore della gente, e riposizionato sul trono del Vero e del Giusto tre fattori.

 

Uno: La Chiesa


Il primo, è il Sacro. (Perché quando ho paura, chiamo mamma o papà). La Chiesa vince su tutti. E non la diocesi politicizzata di Rocca Cannuccia, il prelato uso ai salotti. Ma la Chiesa riformata dai gesuiti di Bergoglio. La Chiesa di Roma. Una, Santa, Cattolica e Apostolica. È bastato un uomo solo al comando, due gocce de pioggia, un paio di sirene, un crocifisso: e dieci anni di dittatura social sono scomparsi nel nulla. (La comunicazione, i google trends, la fuffa. E poi, arriva il Gesuita. Dite la verità: paura eh?)

 

Due: l’università

Il secondo, è laico. È l’Accademia. Lo studio, l’università, la ricerca, il metodo scientifico. (Perché quando sto male, voglio un dottore). Con le bare alla porta, la democrazia del «Questo lo dice Lei» finisce nel posto che merita: l’indifferenziato. Mi limito a citare il collega Enrico De Girolamo: «Gli antivax sono spariti. Proprio ora che potevano fare un figurone, con i loro olii essenziali». Credo sia sufficiente.

 

Tre: la cultura

La Cultura. (Perché se il mondo mi scivola da sotto i piedi, voglio le radici, e mi è indispensabile sapere che “Once we were GreeK”). Insomma, sembra che adesso pagheremmo, per vedere i bronzi di Riace in 3D dalla nostra cameretta. Per fare un giro in quel museo che fino ad oggi “non ho mai un attimo di tempo…”. Roba che in un Paese meno scordereccio del nostro ci avrebbero preso a schiaffoni a due a due, per quanto tardi ci siamo ricordati che la Bellezza ci salverà. Specie se è la nostra.

 

Non durerà. Ma ce ne ricorderemo

Ora: questa voglia di purificazione e di elevazione non durerà. Certo che non durerà. Però, chi riuscirà a fare breccia in un cuore spaventato, arriverà a fondo. Oggi nel Paese si muove qualcosa che si risveglia ogni cento anni. E quando la Storia chiama, non serve la furbizia. Serve la vecchia scuola. Educazione sentimentale, cultura, tradizione. Chiesa, Accademia, Sapere. Chi si accredita bene, si accredita per sempre.

Giornalista
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